Spie e spionaggio
Considerando la diffusione della persecuzione in Cina, non sorprende che il Falun Gong sia costantemente monitorato. Quello che deve far preoccupare è invece l’aumento della sorveglianza che avviene al di fuori della Cina.
Il problema dello spionaggio cinese risale al periodo della Guerra fredda. Lo scopo è di rubare segreti militari e tecnologici, il che crea sempre più preoccupazione tra i funzionari della sicurezza, non solo negli Stati Uniti, ma anche nei Paesi europei. Ad esempio, una spia cinese è stata scoperta all’interno del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti; mentre alcuni hacker cinesi sono riusciti ad entrare nei sistemi informatici del Pentagono e a violare le reti governative della Germania.
Tuttavia, lo spionaggio cinese non si limita solamente alle azioni contro i Governi: la Repubblica Popolare Cinese dispone di una rete internazionale di spie che monitora vari gruppi, in particolare quelli noti come “i cinque veleni”: attivisti democratici, musulmani uiguri, tibetani, sostenitori dell’indipendenza di Taiwan, e il Falun Gong.
Secondo un documento interno trapelato nell’ottobre del 2000, l’ex presidente cinese Jiang Zemin ordinò di “intensificare la lotta” contro il Falun Gong al di fuori della Cina, soprattutto la sorveglianza.
Data la sua natura segreta, la dimensione dell’infiltrazione degli agenti del Partito Comunista rimane pressoché sconosciuta. Tuttavia sono state smascherate le attività di spionaggio dei seguenti agenti segreti: personale di ambasciate e consolati; leader di organizzazioni studentesche universitarie; spie che si presentano come praticanti del Falun Gong; falsi giornalisti della Xinhua che lavorano in importanti testate occidentali.
Spionaggio, intercettazioni e irruzioni
Il controllo dei cellulari, l’intrusione negli account di posta elettronica e l’inserimento di spyware negli allegati di posta elettronica, sono così comuni che quasi tutti i praticanti attivi del Falun Gong all’estero testimoniano di essere stati spiati.
Un esempio da segnalare è quello del dottor Sen Nieh, il quale ha riferito che le sue conversazioni private sono state registrate e successivamente riprodotte sulla sua segreteria telefonica nel momento in cui è tornato a casa, presumibilmente come forma di intimidazione (Washington Post 2001, freedom under attack).
Un altro caso è quello di un ricercatore del Falun Dafa Information Center che per mesi ha visto il suo indirizzo di posta elettronica (considerato “sicuro”) violato da vari indirizzi IP. Poiché non è stato possibile cambiare password o cambiare computer, gli attacchi sono continuati quotidianamente (tranne che nei fine settimana) finché non si è visto costretto a chiudere l’account.
Le violazioni non riguardano solo la sfera virtuale. Gail Rachlin, una delle portavoci del Falun Gong, è un esempio. Il suo appartamento di Manhattan è stato scassinato per ben cinque volte durante i primi anni della persecuzione (il suo appartamento non era mai stato violato in precedenza). Le uniche cose che le sono state rubate sono state la sua rubrica telefonica, i dati fiscali e il materiale relativo al Falun Gong.
1.000 spie cinesi in Australia
Nel 2005, Chen Yonglin, ex primo segretario e console per gli Affari politici del Consolato generale cinese di Sydney, è finito sui giornali quando ha disertato il consolato cinese e ha dichiarato che la Repubblica Popolare gestisce una rete di circa 1.000 spie cinesi, solo in Australia. Chen ha raccontato che tra i diversi incarichi del consolato c’era anche quello di monitorare il Falun Gong, oltre a gruppi come gli attivisti cinesi che sostengono la democrazia.
“I praticanti del Falun Gong di tutto il mondo sono sotto la sorveglianza del PCC”.
Una volta che Chen ha disertato, anche Hao Fengjun, membro dell’Ufficio 610, ha deciso di disertare. Hao Fengjun ha esposto come le informazioni provenienti dal sistema di sorveglianza all’estero venissero inviate in Cina. “I praticanti del Falun Gong in tutto il mondo sono sotto la sorveglianza del PCC”, ha affermato Hao. “Ho ricevuto personalmente informazioni di intelligence sui praticanti del Falun Gong in Australia, Stati Uniti e Canada”, ha detto, nominando persone specifiche.
Un articolo del 2004 del Taipei Times racconta di un presunto agente di spionaggio arrestato a Taiwan. Approfittando del suo lavoro di tassista, l’uomo raccoglieva informazioni sui praticanti del Falun Gong. Grazie alle sue informazioni, le forze del PCC hanno inserito nelle loro liste molti praticanti del Falun Gong taiwanesi, impedendo loro di entrare in Cina, e persino a Hong Kong.(http://www.taipeitimes.com/News/taiwan/archives/2004/09/16/2003203087)
Infiltrazione
Probabilmente la strategia più usata dalle spie del PCC all’estero è quella di infiltrarsi in un gruppo fingendo di essere molto entusiasta. Nell’estate del 1999, il sistema è stato utilizzato dal PCC per raccogliere informazioni sul Falun Gong, in attesa di lanciare la sua persecuzione.
Questi agenti spesso assumono il duplice ruolo di raccogliere informazioni su singole persone o su attività organizzate; dall’altro cercano di seminare discordia all’interno dei gruppi del Falun Gong all’estero. L’obiettivo finale, come ha detto Hao, è quello di “sviluppare strategie e politiche per dissolvere il Falun Gong a livello internazionale, per poi eliminarlo”.
I praticanti del Falun Gong rientrati in Cina dopo il 1999 hanno riferito di essere stati contattati dalla polizia locale per “una conversazione amichevole”. Durante queste conversazioni, gli ufficiali usano metodi di persuasione che vanno dalla corruzione alle minacce. Motivo? Obbligare i cittadini cinesi, una volta che ritornano all’estero, a fornire periodicamente “rapporti sulla situazione” (qing bao) come “servizio alla madrepatria”.
Benché lo spionaggio del Partito assuma svariate forme, un recente fenomeno portato alla luce dal 2007 riguarda l’infiltrazione delle organizzazioni studentesche. Create apparentemente per facilitare gli scambi culturali e l’inserimento degli studenti, le associazioni di studenti e accademici cinesi (CSSA) in America e in Europa lavorano a stretto contatto con le ambasciate e i consolati cinesi. Spiano i compagni di classe, esercitano pressioni sui governi stranieri e disturbano le attività che espongono le violazioni dei diritti in Cina. Ex presidenti del CSSA hanno testimoniato che questi gruppi servono fondamentalmente come organizzazioni di facciata all’estero per il PCC. (Comunicato del Falun Dafa Infocenter: https://it.faluninfo.net/student-organizations-or-government-front/ rapporto del WOIPFG: https://www.upholdjustice.org/node/176)
Nel 2004, la Commissione della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ha approvato la Risoluzione 304, che condanna la persecuzione del PCC nei confronti del Falun Gong, sia in Cina che negli Stati Uniti. La risoluzione [https://faluninfo.net/u-s-congress-house-concurrent-resolution-304/ ] presenta casi di molestie, sorveglianza, irruzioni e minacce contro il Falun Gong, come quelli riportati qui.
La risoluzione invita il presidente degli Stati Uniti a protestare pubblicamente, e il procuratore generale ad investigare. Nonostante l’FBI abbia raccolto prove relative alle suddette attività, a dispetto del chiasso suscitato dal furto di segreti militari, il clamore internazionale nei confronti di questa modalità di spionaggio è stato smorzato. Lo spionaggio da parte del PCC continua a svolgersi in modo del tutto incontrollato.