Pressione internazionale
Per proteggere la propria reputazione internazionale, il PCC ha utilizzato le cosiddette tattiche di soft power nei confronti di governi, aziende e mezzi di comunicazione stranieri. L'obiettivo? Influenzare l'opinione pubblica sul Falun Gong.
INella sua campagna contro il Falun Gong, il Partito Comunista Cinese (PCC) ha cercato di manipolare l’opinione pubblica attraverso il controllo delle informazioni e delle narrativa.
Di conseguenza, in tutto il mondo democratico si possono trovare rappresentanti di governo, imprenditori, professori e giornalisti che sono stati complici nel mantenere il silenzio su quello che alcuni esperti legali hanno definito il “genocidio del Falun Gong”. Allo stesso tempo, però, molti cittadini cinesi sono stati direttamente colpiti dalle tattiche di pressione e, di conseguenza, sono diventati ancora più aperti nel sostenere il Falun Gong.
Il PCC ha messo in atto queste tattiche di pressione principalmente attraverso i contatti diplomatici, la diaspora cinese, le relazioni con le città gemellate, gli accademici e gli imprenditori che hanno interesse ad avere accesso alla Cina continentale.
I politici occidentali che esprimono una qualsiasi forma di sostegno al Falun Gong sono i principali bersagli delle manipolazioni del PCC. L’ex capo del Partito, Jiang Zemin, considerato in gran parte il responsabile dell’inizio della campagna, ha consegnato personalmente libretti che diffamavano il Falun Gong a capi di stato come Bill Clinton.
Membri del Congresso e del Parlamento americano, così come quelli di altri Paesi, sono stati bersagliati dalla propaganda: telefonate, lettere, riviste, DVD inviate dai funzionari dell’ambasciata cinese che lavorano a Washington, talvolta accompagnati da inviti per lussuose visite ufficiali a Pechino.
Anche i funzionari delle piccole città americane non sono stati risparmiati. Il sindaco Randy Voepel di Santee, nella California meridionale, ha ricevuto una lettera dal console generale cinese di Los Angeles, che diffamava il Falun Gong. Voepel ha risposto:
“La sua lettera mi ha gelato il sangue. Sono rimasto scioccato dal fatto che una nazione comunista si sia data tanto da fare per sopprimere ciò che è abitualmente accettato in questo Paese… Ho il massimo rispetto per il popolo cinese nel vostro Paese e in ogni altra parte del mondo, ma devo essere onesto: sono preoccupato per la soppressione dei diritti umani da parte del vostro governo, come evidenziato dalla vostra richiesta.” Voepel ha poi emesso un comunicato di pubblico apprezzamento per il Falun Gong.”
– Wall Street Journal (articolo)
Altri sindaci, come il sindaco di San Francisco Willy Brown, hanno invece scelto di acconsentire alle richieste del consolato cinese e di ritirare il sostegno pubblico.
Oltre alle telefonate, alle lettere e alle visite personali, ci sono altre tattiche volte a esercitare pressione che sono state documentate, quando le richieste del PCC non vengono soddisfatte. Minacce di ritorsioni negli scambi commerciali tra le aziende, nei programmi di scambi culturali o accademici; ma anche l’interruzione delle relazioni tra città gemellate. Sul Wall Street Journal, un articolo di Claudia Rosett espone le interferenze e le minacce legate al Falun Gong. (articolo)
Per tenere la persecuzione lontana dall’attenzione pubblica, il PCC si sforza anche di ostacolare direttamente le attività dei praticanti del Falun Gong. Nel giugno 2002, ad esempio, Jiang Zemin aveva in programma una visita ufficiale in Islanda, nell’ambito di un viaggio europeo che lo avrebbe portato a visitare quattro Paesi. Jiang è riuscito a fare pressione sul governo islandese (la più antica democrazia ininterrotta del mondo) per impedire ai praticanti del Falun Gong di entrare nel Paese per protestare durante la sua visita (/displayAnArticle.asp?ID=5756). Di conseguenza, oltre 3.000 cittadini islandesi, che inizialmente non sapevano nulla del Falun Gong, sono scesi in strada con un bavaglio davanti alla bocca, per protestare sia contro la persecuzione in Cina, ma anche contro il servilismo del proprio governo.
Un altro esempio riguarda il ministro degli Esteri australiano Alexander Downer, il quale ha cercato, senza successo, di impedire al Falun Gong di esporre striscioni di protesta all’esterno delll’ambasciata cinese
(http://www.faluncanada.net/infocentre/reports/CanberraTimes_102306_downer.htm, http://www.abc.net.au/pm/content/2005/s1389732.htm ; http://clearharmony.net/articles/200506/27084.html).
Questi tentativi di far sparire la questione del Falun Gong hanno raggiunto un livello assurdo e meschino. I funzionari del PCC hanno lavorato senza sosta per bloccare la partecipazione del Falun Gong alle parate del 4 luglio o di San Patrizio, ma anche per impedire le mostre d’arte che esponevano dipinti di praticanti del Falun Gong.
Altri obiettivi principali a livello internazionale sono le aziende mediatiche nelle quali lavorano i praticanti del Falun Gong e che si occupano di riportare la situazione dei diritti umani in Cina. In primo luogo New Tang Dynasty Television (NTDTV) e The Epoch Times. In Canada, ad esempio, i funzionari del consolato cinese sono ricorsi a X e Y per impedire che NTDTV fosse trasmessa via cavo da Rogers; Rogers ora trasmette otto canali della China Central Television (CCTV), la TV di Stato cinese.
Anche gli spettacoli della Shen Yun Performing Arts, che contengono delle danze che ritraggono la resistenza pacifica del Falun Gong per la libertà in Cina, hanno incontrato l’ira del Partito Comunista Cinese. A partire dal 2007, in ogni Paese in cui la compagnia si è esibita, funzionari dei consolati e delle ambasciate cinesi hanno fatto pressione sui teatri affinché annullassero i contratti; hanno inviato lettere ai rappresentanti dei governi nei Paesi che ospitano lo spettacolo, “consigliando” loro di non partecipare; hanno organizzato eventi simili per confondere il pubblico; hanno fatto circolare avvertimenti sullo spettacolo attraverso le associazioni studentesche cinesi (questo è accaduto tra l’altro in Svezia e in Corea del Sud).
Le associazioni di studenti e accademici cinesi (CSSA) sono tra i gruppi all’estero che tradizionalmente sono fedeli al Partito, e non è una sorpresa che vengano utilizzate per condurre campagne di pubbliche relazioni contro il Falun Gong.
Lo statuto del CSSA della Columbia University, a New York afferma che l’organizzazione agisce sotto la guida del governo cinese. Non solo ha ripetutamente attaccato il Falun Gong sul proprio sito web, ma nell’aprile del 2007, alcuni loro membri hanno interrotto in maniera violenta un evento nel campus. L’evento voleva far luce sul prelievo di organi subito dai praticanti del Falun Gong negli ospedali cinesi (link). Altri cittadini cinesi all’estero che lavorano in aziende, governi e giornali stranieri sono stati sfruttati in modo simile.
INel 2002, la Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ha approvato all’unanimità la Risoluzione 304, esortando il PCC a “smettere immediatamente di interferire nell’esercizio delle libertà religiose e politiche negli Stati Uniti, come il diritto di praticare il Falun Gong”. (per ulteriori informazioni sulla Risoluzione 304, compreso il testo completo, vedere /displayAnArticle.asp?ID=8962)
Perché il Partito Comunista Cinese è così interessato a condurre una campagna di pubbliche relazioni contro il Falun Gong nei Paesi che non vieteranno mai questa pratica? A differenza dell’era di Mao negli anni ’60, quando il Partito sembrava non curarsi di come i suoi massacri venivano visti all’estero, dopo Tienanmen il PCC è ora molto più attento alla propria immagine. Il principale slogan di politica estera del PCC negli ultimi anni è stato “ascesa pacifica”, una frase intesa a trasmettere la natura benigna del regime. La brutale repressione del Falun Gong non aiuta a costruire questa immagine idilliaca.
Per ulteriori esempi sui tentativi del PCC di interferire con le attività del Falun Gong in oltre 20 Paesi, si consiglia di consultare questo articolo.For more examples on CCP attempts to interfere with Falun Gong activities in over 20 countries, see article qui.