La vigilia della persecuzione

All'inizio della sua diffusione pubblica in Cina, nel maggio del 1992, il Falun Gong era uno dei numerosi gruppi di qigong registrati presso l'Associazione cinese per la ricerca sul qigong, un ente del governo. Per diversi anni, il Falun Gong è stato ufficialmente accettato, con le autorità che incoraggiavano la popolazione a praticarlo.

I seminari sul Falun Gong si svolsero in edifici governativi e nelle ambasciate cinesi di Parigi e di New York. Alcuni funzionari del governo e del Partito Comunista Cinese (PCC) iniziarono a praticare.

Marzo of 1996 • il Falun Gong lascia l’Associazione del Qigong, poiché rifiuta di far pagare le persone per praticare, come richiesto dall’associazione. Inoltre preferisce rimanere indipendente dalle richieste del governo o del PCC.

Nel 1996, l’Ufficio di Pubblica Sicurezza cinese  iniziò a monitorare i praticanti del Falun Gong, dopo che il Falun Gong si era ritirato dall’Associazione del Qigong gestita dallo Stato.

Poco dopo, i media controllati dal PCC iniziarono a pubblicare articoli discriminatori nei confronti del Falun Gong. L’Ufficio di Pubblica Sicurezza iniziò a sorvegliare i praticanti; i libri (ormai best-seller a livello nazionale) furono banditi dall’essere stampati e venduti. Sebbene nel 1998 la pratica continuasse ad attirare persone — la stima era di 70 milioni di praticanti — anche gli attacchi e la sorveglianza su di loro si intensificarono..

Nell’aprile 1999, nella città di Tianjin venne pubblicato un articolo che diffamava il Falun Gong. L’articolo era stato scritto dal cognato del capo dell’Ufficio di Pubblica Sicurezza, Luo Gan, il quale era anche un membro del potente Comitato permanente del Politburo del PCC.

Dal 19 al 24 aprile, i praticanti del Falun Gong si recarono davanti all’ufficio del giornale per chiedere una smentita, una prassi legittima che in Cina aveva portato altri media a pubblicare correzioni in casi  analoghi. Questa volta, però, l’Ufficio di Pubblica Sicurezza di Tianjin inviò la polizia antisommossa per picchiare i praticanti del Falun Gong che erano andati a fare appello. La polizia arrestò 45 persone, ferendone molte.

I praticanti del Falun Gong chiesero il rilascio dei detenuti. La risposta fu che la polizia agiva su indicazioni del governo e che i praticanti arrestati non sarebbero stati rilasciati senza un ordine dall’alto. La polizia di Tianjin suggerì loro di recarsi nella capitale a presentare una petizione. “Solo andando a Pechino si può risolvere il problema”.

Il 25 aprile 1999 i praticanti del Falun Gong si riunirono a Pechino, presso l’Ufficio centrale per gli appelli, per chiedere sia la fine delle aggressioni ai praticanti che le restrizioni sulla pubblicazione degli insegnamenti del Falun Gong, oltre al rilascio dei praticanti detenuti illegalmente. L’evento fu pacifico e ordinato. Quella sera, le richieste dei praticanti del Falun Gong vennero soddisfatte: i praticanti arrestati a Tianjin vennero rilasciati e tutti ritornarono a casa.

Perché è importante: Il PCC ha distorto l’appello pacifico  del 25 aprile, definendolo  un “assedio” alla sede del governo centrale, politicizzando così il Falun Gong, sia in Cina che all’estero. Anche se il Falun Gong è una pratica di auto-miglioramento completamente apolitica, il PCC ha iniziato a far credere che il Falun Gong fosse in lotta per il potere contro il Partito Comunista Cinese.

Il 25 aprile 1999, tra i 10.000 e i 20.000 aderenti al Falun Gong si riunirono pacificamente davanti all’Ufficio centrale del governo per gli appelli. Le forze di sicurezza chiesero loro di mettersi in fila all’esterno di Zhongnanhai, il complesso di edifici dove ha sede il  governo centrale.

Alcuni aderenti al Falun Gong si incontrarono con l’allora premier Zhu Rongji e con altri dirigenti del Partito per chiedere la fine delle aggressioni e delle restrizioni alla pubblicazione degli insegnamenti del Falun Gong, oltre al rilascio dei praticanti di Tianjin. Zhu Rongji assicurò i presenti che il Partito non si opponeva al Falun Gong e acconsentì al rilascio dei praticanti detenuti. La sera stessa vennero rilasciati.

La furia di Jiang Zemin: Il Partito comunista deve sradicare il Falun Gong

L’allora leader del Partito, Jiang Zemin,reagì all’appello pacifico in modo molto diverso. Secondo quanto riferito, non solo era irritato dal fatto che gli aderenti al Falun Gong avessero messo insieme una manifestazione così grande fuori dalla sede del governo, ma soprattutto era disturbato dalle dimensioni e dall’indipendenza della pratica. Considerava la filosofia morale del Falun Gong incompatibile con l’ateismo del Partito.

Jiang decise quella che il Partito Comunista Cinese dovesse sradicare il Falun Gong, considerandola una religione con un numero di aderenti simile a quello dei membri del Partito.

4 giugno 1999: Judy Woodruff della CNN intervista il fondatore del Falun Gong, il signor Li.

Il PCC iniziò ad attaccare il Falun Gong in modo diffuso e coordinato.

Secondo quanto pubblicato dai media internazionali, la decisione era stata presa principalmente da Jiang Zemin, allora capo del PCC. Fonti citate dal Washington Post,, sostenevano che “Jiang Zemin ha deciso da solo che il Falun Gong debba essere eliminato” e “ha scelto quello che riteneva un bersaglio facile”. Alcuni analisti hanno ipotizzato che la messa al bando del Falun Gong sia stata in gran parte motivata dal desiderio di Jiang di consolidare il potere politico all’interno del Politburo del PCC. Altri l’hanno spiegata come dovuto al fatto che Jiang e altri leader di alto livello consideravano il Falun Gong come antitetico all’ateismo affermato dal Partito e come una minaccia alla sua egemonia ideologica in Cina. Dopo tutto, il regime si basa sulla corruzione, la violenza e i favori personali; è difficile mantenerlo in vita quando una gran parte della popolazione abbraccia con tutto il cuore verità, compassione e tolleranza come principi di vita.

Maggio, 1999 • Poliziotti cinesi usano cannoni idraulici per spruzzare acqua ad alta pressione sui praticanti del Falun Gong durante la pratica degli esercizi.

Nel corso della primavera del 1999 si susseguirono una serie di eventi culminati in una campagna di repressione su larga scala, avviata il 20 luglio. Alla fine di aprile, una lettera di Jiang Zemin venne diffusa tra i principali dirigenti del Partito. La lettera richiedeva di studiare e attuare le sue direttive: Jiang Zemin aveva dichiarato il Falun Gong come un nemico di Stato, che doveva essere monitorato e controllato per proteggere la sicurezza del PCC. Un memorandum del maggio 1999, che conteneva punti simili, venne successivamente distribuito ai membri del Partito in tutta la Cina.

Il 10 giugno 1999, il Comitato permanente del Politburo creò l’Ufficio 610, un organismo parte  del Partito. L’unico scopo dell’Ufficio 610 era — e continua a essere — quello di monitorare, seguire e perseguitare i praticanti del Falun Gong, così come  altri gruppi religiosi.

Verità, compassione e tolleranza sono ufficialmente fuorilegge in Cina

Il 20 luglio 1999, Centinaia di aderenti al Falun Gong sono arrestati dalle forze di sicurezza. Due giorni dopo, il 22 luglio, il Falun Gong è ufficialmente “messo al bando”

La brutalità della polizia contro i praticanti del Falun Gong in Piazza Tienanmen.
Poliziotti in borghese arrestano praticanti del Falun Gong in piazza Tienanmen.

Avvocati cinesi ed esperti internazionali: Questa persecuzione è illegale

Secondo esperti legali, né l’Ufficio 610 né il PCC hanno l’autorità legale di agire a nome dello Stato per prendere tali misure contro il Falun Gong. Secondo avvocati cinesi ed esperti internazionali come Human Rights Law Foundation, il divieto di praticare il Falun Gong è di per sé un atto illegale, sia secondo la legge cinese che del diritto internazionale.

Inizialmente, la stampa controllata dal PCC ha dichiarato che il Falun Gong era stato bandito in quanto una minaccia all’ordine sociale:  il suo “teismo” e i suoi valori di verità, compassione e tolleranza erano incompatibili con il materialismo marxista. Contrariamente a quanto si crede, il Falun Gong non è stato bandito come “religione malvagia” o “culto malvagio”. Questa etichetta dispregiativa è stata applicata tre mesi dopo l’inizio della repressione, utilizzata a posteriori per distruggere  il supporto dell’opinione pubblica verso i praticanti, e giustificare il divieto.

Divieto per i libri e altri materiali che promuovono il Falun Gong

Secondo i documenti ufficiali emessi dall’Ufficio di Pubblica Sicurezza nel luglio 1999, è vietato esporre in pubblico qualsiasi simbolo o immagine associata al Falun Gong, così come possedere o distribuire libri o altro materiale che promuova il Falun Gong, riunirsi allo scopo di praticare gli esercizi del Falun Gong o organizzarsi per opporsi al divieto.

Luglio 1999 • Funzionari governativi ordinano il rogo pubblico e la distruzione di libri del Falun Gong, manifesti, ecc., come parte della campagna nazionale per sradicare il Falun Gong.

Coloro che continuano a praticare il Falun Gong (anche nelle proprie case) e/o cercano di opporsi pacificamente alla repressione sono regolarmente imprigionate, torturate e talvolta uccise, mentre le forze di sicurezza cercano di costringerle a rinunciare al loro credo spirituale. Coloro che, sotto pressione, rinunciano alla pratica  sono oggetto di monitoraggio e molestie al momento del rilascio, nel tentativo di impedire loro di riprendere a praticare il Falun Gong. La conversione forzata era, e rimane, l’obiettivo finale della campagna del Partito contro il Falun Gong.

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