Il Falun Gong: la sua ascesa e resilienza

Come i praticanti di questa disciplina tradizionale di scuola buddista sono diventati il ​​più grande gruppo di prigionieri di coscienza al mondo

Una donna si unisce ai praticanti del Falun Gong durante una veglia a lume di candela al Lincoln Memorial di Washington DC, il 20 luglio 2017. La veglia vuole onorare coloro che sono morti durante la persecuzione in Cina, iniziata dal regime cinese il 20 luglio 1999. (Benjamin Chasteen)

Una donna si unisce ai praticanti del Falun Gong durante una veglia a lume di candela al Lincoln Memorial di Washington DC, il 20 luglio 2017. La veglia vuole onorare coloro che sono morti durante la persecuzione in Cina, iniziata dal regime cinese il 20 luglio 1999. (Benjamin Chasteen)

Per parlare del Falun Gong bisogna tornare agli anni ’80 e primi anni ’90, quando il qigong era molto popolare in Cina. Dopo esser sopravvissuto alla Rivoluzione Culturale (1966-1976) riportando grossi traumi, il popolo cinese stava cercando il modo di riconnettersi con le sue antiche tradizioni spirituali. Tuttavia non voleva rischiare di essere denunciato come arretrato o controrivoluzionario.

Per quanto il Partito Comunista Cinese avesse tentato di cancellare le antiche pratiche spirituali cinesi per stabilire la lotta di classe e l’ateismo come nuova cultura cinese, non era riuscito a rimuoverle dai cuori delle persone.

Invece di tornare alle modalità tradizionali di espressione religiosa, gli insegnanti spirituali cinesi iniziarono a riproporre la filosofia antica sotto forma di esercizi innocui e dal sapore laico. Erano genericamente chiamati “qigong” (letteralmente “lavoro energetico”). Queste pratiche promuovevano la longevità, il miglioramento dell’energia, della salute e simili. Ben presto si poterono trovare centinaia di insegnanti di qigong che interagivano con un pubblico affamato di tecniche tradizionali cinesi. Ogni mattina, cinesi di tutte le età si affollavano nei parchi pubblici per praticare vari tipi di esercizi simili al Tai Chi.

Basate sugli antichi sistemi di meditazione e coltivazione delle scuole del Buddha e del Tao, queste pratiche soddisfacevano un profondo bisogno di riscoprire l’identità cinese. Questo, dopo decenni di sconvolgimenti culturali. Tuttavia la mania del qigong aprì anche la porta a intraprendenti e sedicenti guru. Alcuni sostenevano che diventando membri esclusivi della loro scuola, i loro seguaci avrebbero sviluppato superpoteri – come l’abilità di leggere il pensiero, di levitare, la capacità di scomparire. Avrebbero anche potuto rilasciare energia curativa, consentendo loro di diventare maestri di qigong nel corso di un seminario di tre giorni. 

Falun Gong
Meditazione da seduti del Falun Gong

Sotto la maschera della cultura popolare, i cinesi furono in grado di esplorare la spiritualità. Molti appassionati provavano decine di tipi di qigong, la maggior parte per pura curiosità. Tuttavia molti speravano sinceramente di trovare qualcosa che risonasse in loro e che potesse soddisfare un desiderio spirituale più profondo.

L’autentica cultura cinese rinasce

Mentre molti insegnanti facevano a gara per accaparrarsi i seguaci, arrivò un Maestro che si fece notare in tutta la Cina. Nato nella città nord-orientale di Changchun, il signor Li Hongzhi aveva studiato in gioventù con maestri buddisti e taoisti. Nel 1992, Li iniziò a tenere conferenze in tutto il paese, rendendo accessibili al grande pubblico i metodi di coltivazione tradizionali. Diffuse un antico metodo di qigong chiamato Falun Gong, noto anche come Falun Dafa. I suoi discorsi erano diversi da quelli di altri insegnanti di qigong, perché si concentravano sulle norme morali e sul miglioramento personale.

I suoi discorsi erano diversi da quelli di altri insegnanti di qigong, perché si concentravano sulle norme morali e sul miglioramento personale

Il Falun Gong, infatti, insegna i principi di verità, compassione e tolleranza. Enfatizza la formazione del carattere e la virtù, piuttosto che i poteri soprannaturali, come vera via per raggiungere la salute e l’elevazione spirituale. Il signor Li chiedeva solo piccole quote d’ingresso per coprire i costi del viaggio e dell’affitto delle sedi. Sebbene non pubblicizzasse mai le sue conferenze, esse raggiunsero la maggiore affluenza. Il passaparola sui benefici per la salute dati dalla pratica si diffusero rapidamente e ciò, alla fine, attirò migliaia di persone.

Nel 1999, secondo le stime ufficiali cinesi, da 70 a 100 milioni di persone studiavano il Falun Gong. Tuttavia, molte altre lo avevano praticato casualmente per un breve periodo. Si trattava di circa 1 persona su 13 in Cina. In molti casi, intere famiglie di diverse generazioni adottarono la pratica, dopo aver visto i cambiamenti positivi generati tra i loro amici e parenti. Praticamente tutti conoscevano qualcuno che praticava il Falun Gong.

Falun Gong
PRATICA DI GRUPPO I praticanti meditano nella piazza dell’esposizione industriale di Liaoning, nella città di Shenyang, provincia di Liaoning, nel 1998.

La pratica era diventata così popolare che ogni mattina nei parchi pubblici si potevano vedere centinaia di persone. Prima di andare al lavoro, eseguivano gli esercizi meditativi del Falun Gong, guidati da una musica melodiosa. Sebbene gli esercizi mattutini di qigong di gruppo fossero uno spettacolo comune nelle piazze pubbliche cinesi, l’enorme volume di partecipanti nei luoghi di pratica del Falun Gong era insolito. I volontari fornivano gratuitamente le istruzioni degli esercizi a chiunque volesse imparare. Quando un sito di pratica diventava troppo grande, i praticanti si offrivano volontariamente di avviarne di nuovi in ​​altri luoghi.

Molte persone inizialmente erano attratte dal Falun Gong per i suoi effetti curativi. Tuttavia, un aspetto importante che affascinava la popolazione erano i suoi requisiti semplici e diretti. Quelli di vivere la propria vita secondo verità, compassione e tolleranza, lasciare andare gli attaccamenti negativi ed essere responsabili verso se stessi e gli altri. Il signor Li scoraggiava il fanatismo che i praticanti di altre scuole di qigong spesso dedicavano ai loro maestri. Incoraggiava invece i praticanti del Falun Gong a concentrarsi su ciò che conta: diventare una persona migliore.

Il popolo cinese aveva riconosciuto negli insegnamenti del Falun Gong i principi fondamentali condivisi dal Buddismo e dal Taoismo. Ma a differenza di queste religioni, non esistevano regolamenti, restrizioni onerose sullo stile di vita o l’obbligo di abbandonare il mondo secolare. Il Falun Gong spiegava l’essenza della coltivazione evitando il linguaggio esoterico delle antiche scritture.

Breve introduzione al Falun Gong, noto anche come Falun Dafa

Il pubblico cinese aveva subito riconosciuto il Falun Gong come un insieme di principi veramente utili per vivere una vita significativa. Tale fatto aveva attirato persone di ogni provenienza e strato sociale, compresi contadini poco alfabetizzati, professori universitari, casalinghe e quadri comunisti. Il sentimento comune tra i cinesi, dopo aver incontrato il Falun Gong, sia che scegliessero di praticarlo o meno, era che la vera eredità della Cina fosse stata riportata in vita. Come racconta il funzionario cinese in pensione Hao Ye: “La gente l’aveva preso davvero a cuore. Nel Falun Gong, crediamo che gli autentici valori antichi e buoni siano tornati!

Risultati medici stupefacenti

Il Falun Gong insegnava che solo con l’elevazione del pensiero e del comportamento si poteva ottenere una salute vera e duratura. E così era stato. Un sondaggio del 1998 su 6.000 praticanti nella città di Dalian aveva mostrato un tasso di guarigione quasi completo tra i malati. Studi simili in altre città cinesi e in Russia avevano riportato risultati analoghi. Anche i pazienti cronici e terminali, come quelli affetti da cancro, malattie immunologiche e problemi neurologici, avevano dato prova di un recupero marcato o completo praticando il Falun Gong e senza l’aiuto dell’intervento medico.

Uno studio del 2016, condotto da un ricercatore australiano, aveva rilevato che i praticanti del Falun Gong riportavano meno problemi di salute. Si riscontrava anche un miglioramento dell’umore e un consumo di droga e alcol molto inferiore rispetto ad altri. Questi casi avevano dimostrato che la pratica agiva sulla salute olistica dell’individuo: emotiva, mentale e fisica.

In un’intervista del 22 febbraio 1999 a US News & World Report, un funzionario della Commissione statale cinese per lo sport aveva elogiato la pratica per aver ridotto i costi medici statali: “Il Falun Gong e altri tipi di qigong possono far risparmiare a ogni persona 1.000 yuan in spese mediche annuali”. Se lo praticassero 100 milioni di persone, si risparmierebbero 100 miliardi di yuan all’anno in spese mediche”. Il funzionario aveva detto che l’allora premier Zhu Rongji ne era molto felice.

La tirannia comunista si fa sentire

Sfortunatamente, la buona reputazione del Falun Gong attirò l’attenzione degli integralisti del Partito Comunista. Già nel 1996, la pubblicazione del libro principale del Falun Gong, Zhuan Falun, fu vietata dalla censura governativa. Gli ideologi del Partito Comunista guardano con sospetto i gruppi religiosi in generale. In particolare, disapprovano il Falun Gong per la sua immensa popolarità e perché ha suscitato nel pubblico il desiderio per la cultura tradizionale, compresa la fede nel divino. Questo è proprio ciò che il Partito cerca di sradicare da decenni.

Jiang Zemin, un burocrate di Shanghai, fu scelto per guidare il PCC nel 1989, dopo aver sostenuto attivamente l’assalto agli studenti di piazza Tiananmen. Fece cessare le proteste e chiudere un importante giornale nella sua giurisdizione. Temeva qualsiasi cosa che al di fuori del suo controllo potesse conquistare il cuore della gente. Un decennio dopo, Jiang si ingelosì vedendo che così tante persone ammiravano il signor Li, e decise che quella pratica doveva essere annientata. Un articolo del Washington Post del novembre 1999, sulla repressione del Falun Gong, riportava che la “risolutezza di Jiang si rafforzò solo quando apprese che le persone a lui vicine erano seguaci del gruppo”.

Nell’estate del 1999, Jiang agì indipendentemente dal Congresso del Popolo e lanciò una campagna per sradicare la pratica. Secondo l’articolo del Washington Post del 1999, fonti del Partito Comunista affermarono che il Comitato Permanente del Politburo non aveva approvato all’unanimità la repressione del Falun Gong e che solo Jiang decise di istigarla.

Nel giugno 1999, Jiang istituì l’Ufficio 6-10 (la versione cinese della Gestapo) per rapire e incarcerare per via extragiudiziaria i praticanti in massa. In perfetto stile dittatoriale, annunciò il suo obiettivo di “diffamare la loro reputazione, mandarli in bancarotta finanziariamente e distruggerli fisicamente”. Nel frattempo, l’intero apparato mediatico controllato dallo Stato si mise in moto per giustificare la campagna genocida di Jiang. La diffamazione, la privazione finanziaria e gli omicidi continuano tuttora.

Ritorno ai secoli bui della rivoluzione culturale cinese

Una delle armi più potenti nell’arsenale comunista è l’opinione pubblica. Alla fine degli anni ’90, i media statali cinesi avevano il compito di cambiare l’opinione pubblica sul Falun Gong. Con oltre 70 milioni di persone che praticavano il Falun Gong, molti cinesi avevano sentito un resoconto di prima o seconda mano dei suoi benefici, e avevano sicuramente sentito parlare della pratica in termini entusiastici, attraverso gli stessi media statali.

Per realizzare questo voltafaccia, nel luglio 1999, il PCC lanciò in tutto il paese quelle che possono essere descritte come “maratone di propaganda”. La televisione di stato trasmise nelle case di tutta la nazione 24 ore su 24 propaganda diffamatoria definendo il Falun Gong una minaccia per la società. A soli sette giorni dall’inizio della campagna, le autorità si vantarono di aver confiscato più di 2 milioni di libri “illegali” del Falun Gong. In alcune città si svolsero addirittura raduni organizzati dall’Ufficio di Pubblica Sicurezza per il rogo dei libri. Alla fine del primo mese della campagna, il Quotidiano del Popolo, la voce del Partito, aveva pubblicato l’incredibile cifra di 347 articoli di denuncia del Falun Gong.

Falun Gong

ROGHI PUBBLICI DI LIBRI

Manifesti, scritti e libri del Falun Gong che sostengono la verità, la compassione e la tolleranza bruciano in una piazza pubblica come parte di una massiccia campagna per distruggere ogni traccia del Falun Gong in Cina.

Per gli occidentali è difficile immaginare la portata della pressione esercitata sulla società. Gli scolari furono costretti a studiare falsificazioni piene di odio nei libri di testo; gli esami di ammissione all’università contenevano domande che criticavano il Falun Gong; nei luoghi di lavoro si tenevano “sessioni di studio” obbligatorie sull’argomento. E naturalmente, dovunque la gente andasse, era circondata dal costante bombardamento della propaganda. Gli effetti rimangono tutt’oggi radicati nelle menti di molti cinesi.

Nonostante i migliori sforzi del PCC, verso la metà del 2000 – un anno intero dopo l’inizio della campagna di persecuzione – molti in tutto il paese che sapevano che il Falun Gong era una pratica sana e positiva non cambiarono idea e rimasero impassibili. Ma le cose iniziarono a cambiare radicalmente all’inizio del 2001, quando il regime cinese organizzò un evento che avrebbe ribaltato la situazione contro il Falun Gong.

Il 23 gennaio 2001, cinque persone si diedero alle fiamme in piazza Tiananmen a Pechino. L’intera scena fu catturata dalle telecamere da più angolazioni. È altamente sospetto come le troupe televisive dei media statali sapessero esattamente dove posizionare le telecamere poco prima della “protesta improvvisata”. Nel giro di poche ore, i media controllati dallo Stato inondarono l’opinione pubblica con false notizie secondo cui gli “autoimmolati” erano praticanti del Falun Gong. Questi resoconti includevano filmati raccapriccianti delle vittime e dipingevano gli insegnamenti del Falun Gong come direttamente responsabili della tragedia. In realtà, gli insegnamenti del Falun Gong vietano severamente l’uccisione, compreso il suicidio. I praticanti del Falun Gong in tutta la Cina e all’estero respinsero il presunto atto come qualcosa che i seguaci sinceri non avrebbero mai fatto.

Nelle settimane successive all’evento, furono scoperte numerose prove che indicavano che l’intero incidente era stato inscenato dal PCC. Il Washington Post pubblicò un’indagine su due degli “autoimmolati” dalla quale emerse che non avevano mai praticato il Falun Gong. Tuttavia, le persone in Cina non avevano accesso a queste informazioni, e i media statali cinesi continuarono a produrre una campagna a tappeto per dipingere gli “autoimmolati” come praticanti del Falun Gong.

La natura macabra di questi resoconti e la frequenza con cui venivano trasmessi cominciarono ad avere il loro effetto. Le persone in tutta la Cina passarono dal rispettare e simpatizzare per il Falun Gong al rifiutare e attaccare la pratica. I membri del pubblico che non erano convinti, dopo mesi di propaganda infinita che diffamava il Falun Gong, alla fine si convertirono alla linea del Partito. Le ostilità contro i praticanti aumentarono e il PCC  intensificò la sua persecuzione con arresti, torture, omicidi e prelievo forzato di organi.

Torture e abusi a tappeto

Il clima di paura e paranoia facilitato dai rapporti sull’auto-immolazione aprì la strada al Partito che attinse al programma rivoluzionario comunista, utilizzando le strutture psichiatriche per schiacciare i propri nemici. Le persone sane che praticavano il Falun Gong venivano considerate pazze se non cedevano alla pressione volta a farle smettere di praticare – perché, quale persona sana di mente avrebbe continuato a seguire una fede che l’intera società era d’accordo sul fatto che fosse dannosa?

I centri di lavaggio del cervello pompavano propaganda visiva e sonora nelle menti dei praticanti per giorni e giorni finché essi non riuscivano più a distinguere i propri pensieri da quelli fabbricati dallo stato.

Pertanto, ai praticanti venivano somministrati con la forza psicofarmaci e altri trattamenti pericolosi per curarli dalla loro presunta illusione. Le autorità consideravano gli effetti comportamentali di queste sostanze come un’ulteriore prova del fatto che la pratica produceva psicosi, e il ciclo di inutili tormenti continuava. I centri di lavaggio del cervello pompavano propaganda visiva e sonora nelle menti dei praticanti per giorni e giorni finché essi non riuscivano più a distinguere i propri pensieri da quelli fabbricati dallo stato.

Un articolo del 2002 pubblicato sul Journal of American Academy of Psychiatry and the Law osservava: “Si sa che almeno 57 ospedali in 36 città sono coinvolti nella detenzione illegale di praticanti [del Falun Gong], e alcuni di loro si trovano nelle principali città, come Pechino, Shanghai, Nanchino, Guangzhou, Hangzhou e Wuhan. Almeno sei delle 320 morti documentate causate da maltrattamenti ufficiali sono state il risultato di un abuso di cure psichiatriche”. Man mano che gli anni passavano e gli strumenti di persecuzione diventavano più sofisticati, il numero di tali strutture cresceva.

LA STORIA DELLA PERSECUZIONE Uno sguardo approfondito sul perché e sul come il Partito Comunista Cinese prese di mira il Falun Gong con una violenta campagna per “sradicare” la pratica. (10 minuti)

L’abuso del sistema medico per torturare i cittadini cinesi era solo parte di una persecuzione su più fronti. Negli ultimi 20 anni, i praticanti e le loro famiglie sono stati sottoposti a costante sorveglianza: i loro telefoni intercettati e i computer tracciati. Il fatto che poliziotti in borghese sorveglino ogni loro movimento rimane un’esperienza comune per molti praticanti in Cina. Alcuni vivono in uno stato costante di arresti domiciliari non ufficiali.

Coloro che hanno la sfortuna di essere catturati, spesso finiscono nei campi di lavoro, dove oltre a turni di lavoro manuale di 18 ore, devono sopportare tecniche di tortura come scosse con bastoni elettrici, bruciature con ferri da stiro, essere legati in posizioni dolorose per giorni, alimentazione forzata con soluzioni saline o escrementi umani attraverso un tubo di plastica inserito nel naso, e rimozione delle unghie con pezzetti di bambù.

Falun Gong
TORTURA PROLUNGATA La signora Ren Shuji ha trascorso due anni nei campi di lavoro cinesi a causa della sua fede nel Falun Gong. Al suo rilascio, era emaciata e non si è mai ripresa del tutto. È morta nel 2005.

.Ad oggi, sono stati confermati oltre 4.000 decessi dagli operatori dei diritti umani all’estero, anche se il bilancio reale è molto più alto. Sono state documentate centinaia di migliaia di testimonianze di torture o abusi durante la detenzione. Milioni di persone sono state rapite e detenute in campi di lavoro, prigioni, centri di detenzione improvvisati o “prigioni nere” (una rete di centri di detenzione extralegali in cui le persone vengono detenute senza processo).

Questa campagna di persecuzione onnicomprensiva non prende di mira un gruppo piccolo e marginale. L’obiettivo sono decine di milioni di persone in tutta la Cina e di ogni estrazione sociale, senza contare i loro familiari che devono sopportare ce ii loro cari possano essere rapiti dai funzionari locali in qualsiasi momento.

Più di 4.200 morti sono state confermate da operatori per i diritti umani all’estero, anche se il bilancio reale delle vittime è molto superiore. Sono stati documentati centinaia di migliaia di resoconti di torture o abusi durante la custodia.

Questa persecuzione ha travolto l’intera nazione, una nazione in cui, un tempo, tutti conoscevano qualcuno che praticava il Falun Gong. Oggi, ogni cittadino cinese è un bersaglio, un carnefice, un protettore discreto o un silenzioso sostenitore. Nel corso degli ultimi 20 anni, in molti hanno avuto uno di questi ruoli. Praticamente nessuno è rimasto del tutto indenne.

Come spiega l’avvocato per i diritti umani David Matas, è solo dopo aver conosciuto l’intero quadro: la brutalità normalizzata, l’enorme quantità di praticanti del Falun Gong imprigionati, la loro disumanizzazione, oltre alla pratica pubblica e di lunga data della Cina di rimuovere organi da criminali condannati nel braccio della morte – che il prelievo forzato di organi su queste persone innocenti diventa credibile. Per noi occidentali, il genocidio attraverso il prelievo forzato di organi sembra impossibile. In Cina, invece, sono state gettate tutte le basi necessarie.

Medici della morte

Le prime importanti segnalazioni di espianti di organi a praticanti del Falun Gong imprigionati emersero nel 2006. In pochi anni, i praticanti del Falun Gong passarono da membri accettati e rispettati della società a una vituperata sottoclasse. In seguito fu rivelato che i loro corpi venivano venduti a pezzi.

La Cina non ha una tradizione culturale di donazione di organi, né un sistema di donazione volontaria. Dagli anni ’80, la Cina ammise ufficialmente di aver prelevato organi da prigionieri condannati per crimini capitali. Di punto in bianco gli ospedali cinesi iniziarono a pubblicizzare tempi di attesa brevi per fegati e polmoni, ma senza un corrispondente aumento di criminali giustiziati, il che fece sorgere la domanda: da dove provenivano tutti questi organi? Molte persone, in particolare i pazienti disperati sottoposti a trapianto, non ci pensarono troppo e volarono in Cina per interventi chirurgici rapidi.

SCOPRIRE LE ATROCITÀ L’ex Segretario di Stato canadese (Asia-Pacifico) David Kilgour, l’avvocato per i diritti umani David Matas e il giornalista investigativo Ethan Gutmann affermano che decine di migliaia di praticanti del Falun Gong furono probabilmente uccisi per i loro organi

.L’ex segretario di Stato canadese (Asia-Pacifico) David Kilgour e David Matas esaminarono il fiorente settore dei trapianti in Cina e scoprirono prove sostanziali della macchina omicida. A differenza del traffico illecito di organi in altri paesi, questi organi non provenivano da poveri disperati disposti a scambiare un rene in cambio di denaro, né da ignari individui rapiti dalle bande. Nel caso della Cina, la macellazione era autorizzata dallo Stato e il mercato illecito era la stessa industria cinese dei trapianti.

Insieme a Ethan Gutmann, Kilgour e Matas pubblicarono un aggiornamento alla loro ricerca nel 2016. Bloody Harvest / The Slaughter: An Update descrive in dettaglio i tipi e le sedi dei centri di trapianto, il volume, il tipo di organo, la frequenza dei trapianti e le fonti degli organi. Numerosi documentari prodotti negli ultimi dieci anni dimostrano che i brevi tempi di attesa e la disponibilità di organi pubblicizzata ai turisti medici, significano che gli organi non possono provenire da nessun’altra fonte se non da prigionieri uccisi su richiesta.

Testimoni oculari, inoltre, si fecero avanti per raccontare ciò che avevano visto, o dovuto fare, negli ospedali in cui avevano lavorato. I praticanti del Falun Gong rilasciati dal sistema carcerario raccontano di prelievi di sangue effettuati regolarmente e di esami medici inspiegabili. Da allora i medici confermano che questo tipo di test è necessario per scoprire se un detenuto può essere compatibile con un paziente sottoposto a trapianto.

I conduttori televisivi continuano a propagandare le tecnologie di trapianto all’avanguardia della Cina come un punto di orgoglio nazionale. Gli ospedali cinesi e i loro affiliati all’estero pubblicizzano in tutto il mondo i loro brevi tempi di attesa per gli organi. I più alti funzionari medici del Partito Comunista partecipano a tour di pubbliche relazioni per insabbiare le pratiche di trapianto in Cina e fare vane promesse di miglioramento etico.

In molti, però, non ci credono.

Negli ultimi due anni, sempre più stati in tutta l’America hanno approvato risoluzioni che condannano il prelievo forzato di organi sui praticanti del Falun Gong da parte della Cina. Israele ha stabilito che il suo sistema di assicurazione sanitaria non può finanziare i trapianti in Cina per i cittadini israeliani e ha reso un crimine ricevere organi oggetto di traffico. La Spagna prevede ora una pena detentiva di 12 anni per chiunque promuova o faciliti il ​​traffico di organi. L’Australia sta attualmente lavorando ad una legislazione per rendere illegale il turismo dei trapianti di organi.

Nel 2018 è stato istituito un tribunale popolare indipendente per indagare sul prelievo forzato di organi dai prigionieri di coscienza in Cina. I sopravvissuti si sono fatti avanti per raccontare le loro storie davanti alla giuria di Londra, e di conseguenza il tribunale ha emesso un verdetto transitorio affermando la propria convinzione, oltre ogni ragionevole dubbio, che sia in corso un prelievo forzato di organi.

Oggi, 40 membri del Parlamento britannico sono favorevoli a vietare il turismo dei trapianti in Cina.  I comitati di revisione medica, inoltre, esaminano i libri bianchi presentati dai chirurghi cinesi, che potrebbero aver condotto le loro ricerche su donatori non consenzienti.

Risvegliare la coscienza della Cina

Fin dai primi giorni della persecuzione, i praticanti del Falun Gong credettero che la chiave per una soluzione pacifica spettasse al popolo cinese stesso. Dopotutto, sono le persone che portano avanti la repressione quotidiana: i dipartimenti di polizia delle piccole città e gli amministratori dei campi di lavoro, gli insegnanti delle scuole costretti a consegnare gli studenti impenitenti del Falun Gong, i vicini che denunciano i vicini. I praticanti del Falun Gong ritengono che se le persone conoscessero la verità, non sarebbero più complici di tale ingiustizia.

A partire dal 2001 e fino ad oggi, i praticanti del Falun Gong hanno creato tipografie clandestine in quasi ogni contea e distretto del paese: l’equivalente cinese del samizdat sovietico. Dai loro salotti, i praticanti hanno stabilito connessioni internet sicure, hanno accesso a siti web fuori dalla Cina, utilizzando server proxy, scaricano letteratura censurata sulla persecuzione del Falun Gong  che usano per produrre volantini fatti in casa.

Altri si offrono volontari per distribuire i volantini, di solito di notte. Queste azioni vengono sempre intraprese correndo grandi rischi. Migliaia di persone sono state arrestate e molte uccise per il possesso e la distribuzione di questi materiali o per aver gestito i siti di produzione.

Il futuro della nazione più popolosa del mondo dipende da come risponderà alla questione sul Falun Gong.

Le prove dell’esistenza di queste tipografie clandestine provengono da una moltitudine di fonti: dalle statistiche ufficiali sui sequestri di materiale informativo del Falun Gong da parte della polizia ai resoconti aneddotici di cittadini che si svegliano e regolarmente trovano fuori dalla loro porta di casa CD o volantini sulla persecuzione. I siti web del governo cinese e del Partito Comunista riportano regolarmente gli sforzi per limitare la circolazione della letteratura relativa al Falun Gong.

Nella primavera del 2009, ad esempio, l’Amministrazione provinciale dei trasporti del Fujian emise un avviso in cui ordinava che tra gli articoli da prendere di mira nell’ambito di un giro di vite a livello nazionale sulle pubblicazioni illegali c’erano quelli che “diffamavano il sistema politico del paese, distorcevano la storia del Partito , … [o] pubblicizzavano il Falun Gong”.

Oggi, 200.000 o più di queste tipografie clandestine continuano a operare in tutta la Cina, in quella che probabilmente costituisce la più grande resistenza popolare e non violenta del mondo.

Oltre a distribuire silenziosamente i volantini col favore del buio o tra amici e conoscenti intimi, è noto che alcuni aderenti al Falun Gong vanno porta a porta per raccontare le loro storie ai cittadini. Il loro obiettivo è migliorare la comprensione di una fede perseguitata e la posta in gioco è incredibilmente alta.

Sfida pacifica .Una donna presenta una petizione pacifica per il Falun Gong in piazza Tiananmen nel gennaio 2001. Appelli di questo tipo erano comuni nei primi anni della persecuzione.

Negli ultimi anni, decine di avvocati per i diritti umani rischiarono la propria carriera e la propria libertà per denunciare le ingiustizie subite dai praticanti del Falun Gong. Forse il più importante tra loro è Gao Zhisheng. Apparso sulla copertina del New York Times nel 2005 e successivamente candidato al Premio Nobel per la pace, Gao iniziò ad occuparsi dei casi del Falun Gong nel 2005 dopo aver condotto le proprie indagini sulla persecuzione. “La crudele persecuzione a livello nazionale dei credenti del Falun Gong non ha precedenti”, scrisse in seguito Gao, “sia in termini di numero di persone detenute e uccise illegalmente, sia per il grado di brutalità”.

In anni più recenti, avvocati come Quanzhang Wang e Yanyi Xie difesero attivamente il Falun Gong nei tribunali cinesi. Molti di loro, tuttavia, tra cui questi ultimi, vennero arrestati nel 2015 in quello che è diventato l’“incidente 709”. Si trattò di un arresto su larga scala di avvocati per i diritti umani avvenuto nel luglio del 2015. Il signor Wang fu condannato a quattro anni di carcere e non si sa dove si trovi. Il signor Xie fu detenuto per 18 mesi e torturato.

Nel frattempo, centinaia di migliaia di cinesi che non praticano il Falun Gong hanno inviato dichiarazioni al sito web estero Minghui.org. Si sono scusati pubblicamente per la passata partecipazione ad attività anti-Falun Gong. Molti hanno espresso la loro gratitudine verso il fondatore del Falun Gong, il signor Li, e anche verso i praticanti. Li hanno ringraziati per la loro gentilezza, coraggio e pazienza nel risvegliare la bontà nei cuori delle persone.

Questo crescente coro di voci provenienti dalla Cina è rafforzato dalla aumentata preoccupazione per la persecuzione in Occidente. Il Congresso degli Stati Uniti ha approvato cinque risoluzioni. In esse si elogia la natura pacifica del Falun Gong, condannano la persecuzione e chiedono alla Cina di porvi fine. Organizzazioni per i diritti umani come Amnesty International, Human Rights Watch e Freedom House hanno pubblicato dozzine di rapporti che documentano casi di ingiusta detenzione, torture e morti in custodia.

Per molti versi, il dolore sopportato dalla nazione cinese durante il regime comunista è culminato in questa resa dei conti tra il PCC e il Falun Gong. Si tratta del confronto tra un regime tirannico e dei praticanti spirituali pacifici che non reagiscono e si rifiutano di arrendersi. Se non contrastato, il regime cinese non farà altro che estendere l’uso della tortura e della sorveglianza a un numero sempre maggiore di cittadini. Abbiamo già iniziato a vederlo accadere nei recenti rapporti sui campi di concentramento uiguri e su un sistema digitale di “credito sociale” per monitorare il comportamento delle masse.

Di fronte a questa persecuzione, ogni cinese ha una scelta. Può continuare a rannicchiarsi e subire un’esistenza ristretta da un regime ingiusto, oppure rinunciare al comunismo e iniziare a rivendicare la vera cultura cinese. In poche parole, il futuro della nazione più popolosa del mondo dipende da come risponderà  alla questione sul Falun Gong.

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