Inchiesta: importanti funzionari cinesi considerano la repressione del Falun Gong necessaria per mantenere la sicurezza del regime cinese
Recenti discorsi mettono il Falun Gong in primo piano rispetto alla lotta alla corruzione e al terrorismo.
Il Rapporto ufficiale del PCC intitolato "Rapporto sul lavoro della procura popolare della contea di Changli 2019" menziona esplicitamente la persecuzione contro i praticanti del Falun Gong
Punti chiave
- Nel contesto di una rinnovata attenzione del Partito Comunista Cinese per salvaguardare il regime stesso, la repressione del Falun Gong viene citata come una priorità assoluta per la leadership centrale e le autorità locali, come suggerito da rapporti di lavoro, discorsi e direttive risalenti al 2017, di almeno 12 province. Oltre 20 riferimenti fanno emergere chiaramente che la campagna violenta per sradicare il Falun Gong è vista all’interno del Partito come una componente centrale degli sforzi del regime per controllare la popolazione, mantenere il potere politico e conservare la supremazia ideologica.
- I riferimenti pubblici alla lotta contro il Falun Gong da parte dei massimi funzionari della sicurezza e della magistratura avvenuti fino a gennaio 2023 rappresentano un netto cambiamento rispetto agli anni passati. La questione non era discussa pubblicamente anche se la persecuzione continuava senza sosta in tutto il Paese.
- Questa retorica ufficiale del PCC, che considera il Falun Gong come un bersaglio per operazioni di sicurezza repressive, è correlata all’intensificazione della persecuzione, dall’inizio della pandemia di COVID-19, come osservato dal Falun Dafa Information Center. Da ricordare le detenzioni arbitrarie su larga scala, le torture e le morti avvenute in custodia per abusi.
Introduzione
Il mantenimento del potere col pretesto di difendere la “sicurezza nazionale” è da sempre un tratto distintivo del Partito Comunista Cinese (PCC). Tuttavia, sotto la guida di Xi Jinping, c’è stata una rinnovata attenzione verso tale sforzo e un aumento della sua importanza. Una tendenza che negli ultimi anni ha registrato un’ulteriore accelerazione.
La cosiddetta “sicurezza politica”, che Xi ha descritto in un discorso del 2014 come il “fondamento della sicurezza nazionale globale” (总体国家安全), è in cima alla lista di quella che è chiamata “struttura nazionale per la sicurezza”. Nel maggio 2023, Xi ha chiesto di accelerare con urgenza la modernizzazione del paese.
Osservando questi sviluppi, gli studiosi e gli analisti occidentali hanno sottolineato come questa tendenza abbia portato anche ad un aumento della repressione, delle violazioni dei diritti umani e della soppressione della società civile. In tale analisi, la repressione da parte del regime contro il Falun Gong non è quasi mai stata menzionata. Eppure, una verifica dei commenti degli alti funzionari, sia a livello storico che dal 2020 in poi, indica che il Falun Gong rimane una parte centrale degli sforzi del PCC per mantenere la “stabilità politica”. In alcuni casi, il Falun Gong è stato messo in risalto tra le altre minacce percepite al regime o i pericoli reali per la sicurezza pubblica. I riferimenti all’attuazione della visione di Xi sui siti web dei governi locali menzionano costantemente il Falun Gong, ma sono citati solo raramente da think-tank e studiosi.
I vertici della sicurezza pubblica e del procuratore supremo includono la repressione del Falun Gong tra gli sforzi principali per difendere la stabilità politica
Nell’agosto del 2020, Zhao Kezhi, allora Ministro della Pubblica Sicurezza e Consigliere di Stato cinese, ha tenuto un discorso al Comitato permanente dell’Assemblea nazionale del popolo (NPC), il parlamento cinese, evidenziando il lavoro svolto dal 2016 al 2019, con particolare attenzione ai risultati del 2019. Zhao ha sottolineato che nell’attuazione del concetto globale di sicurezza nazionale, il sistema di pubblica sicurezza ha cercato di “fare pieno uso di armi e metodi legali per condurre lotte approfondite contro la sovversione, il separatismo e l’infiltrazione; reprimere severamente le attività del “Falun Gong” […] e di altre [religioni vietate]; e difendere risolutamente la sicurezza del Paese”. 1Riflettendo sulla priorità data a questi sforzi, Zhao ha evidenziato le misure per sopprimere i gruppi religiosi vietati come il Falun Gong, ancora prima di menzionare altre iniziative di sicurezza, comprese quelle legate alla lotta alla corruzione e al terrorismo.
Questo è uno dei numerosi rapporti disponibili al pubblico forniti negli ultimi anni da alti funzionari del PCC, che parlavano direttamente della campagna di Pechino contro il Falun Gong. Tra il 2017 e il 2021, nei loro rapporti di lavoro all’NPC, la Corte Suprema del Popolo (SPC) e la Procura Suprema del Popolo hanno ripetutamente menzionato la “partecipazione attiva” e l’“aumento dell’intensità” della “lotta” contro le religioni vietate e le “punizioni dirette” verso il ‘Falun Gong’” e altre fedi vietate. Nel gennaio 2017, in un simposio a cui hanno partecipato i presidenti delle alte corti popolari di tutta la Cina, il CSP avrebbe chiesto “l’approfondimento della lotta” contro i gruppi religiosi vietati e “l’intensificazione delle punizioni contro il Falun Gong” e altri gruppi simili, in modo da “evitare che diventino un fattore importante che incide sulla sicurezza politica”.
Nel maggio 2020, Zhang Jun, allora procuratore generale della Procura suprema del popolo, ha dichiarato in un rapporto presentato all’NPC di aver “salvaguardato risolutamente la sicurezza politica nazionale e la stabilità sociale”, “implementato il concetto globale di sicurezza nazionale”, e “punito risolutamente il ‘Falun Gong’” e altri gruppi religiosi messi al bando. Allo stesso modo Zhang ha menzionato il lavoro anti-Falun Gong prima di elencare i procedimenti giudiziari di casi come quelli legati alle violenze fisiche e ai furti.
Menzionare esplicitamente il Falun Gong come priorità tra le minacce percepite dal regime, appare anche in altri discorsi e rapporti, comprese tre conferenze stampa tenute dal Ministero della Pubblica Sicurezza dal 2021.
Il 15 aprile 2021, durante una conferenza stampa in occasione della Giornata dell’Educazione alla Sicurezza Nazionale, il Ministero ha illustrato i risultati ottenuti negli ultimi sette anni nella difesa della “sicurezza politica” della Cina e gli obiettivi futuri. Il primo obiettivo menzionato nella conferenza è stato il Falun Gong, assieme ad altri gruppi religiosi vietati, con un’enfasi su “educazione e trasformazione approfondite”: un riferimento ai metodi brutali usati per costringere le persone a rinunciare al proprio credo e lodare il PCC. Ciò è avvenuto prima che si menzionasse l’implementazione delle politiche “anti-separatiste” del PCC in Tibet, gli sforzi “anti-terrorismo” nello Xinjiang o altre aree come i reati online, i crimini economici e il perseguimento di ex funzionari all’estero tramite la campagna denominata “Caccia alla volpe”. Commenti simili sono evidenti nei resoconti delle conferenze stampa di gennaio 2022 e gennaio 2023 per la “Giornata della polizia popolare cinese”. In questi due rapporti, la menzione del Falun Gong appare dopo le campagne “antiseparatista” e “antiterrorismo”, ma comunque prima di qualsiasi altra area prioritaria.
Le nostre ricerche, a partire dalle informazioni pubblicamente disponibili sui siti web del governo cinese e sulla copertura dei media statali, indicano che questi recenti riferimenti alla campagna anti-Falun Gong nelle conferenze stampa seguono un periodo di relativo silenzio. L’ultimo riferimento pubblico di questo tipo registrato da parte di un alto funzionario della sicurezza sembra risalire al febbraio 2006, quando Ke Liangdong, allora direttore del Dipartimento Affari Legali del Ministero della Pubblica Sicurezza, dichiarò che i seguaci del Falun Gong sarebbero stati puniti ai sensi di una legge appena emanata, ovvero la Legge punitiva sull’amministrazione della sicurezza. Nel frattempo, i siti web del governo locale hanno continuato a fare riferimento ad azioni contro i praticanti del Falun Gong – come la campagna “zero-out” – ma gli alti funzionari hanno omesso di menzionare il Falun Gong in pubblico, apparentemente per rafforzare la falsa percezione che il PCC avesse schiacciato con successo il gruppo.
I governi locali seguono l’esempio del governo centrale
Tra il 2019 e il 2023, molte direttive, rapporti di lavoro e piani di sviluppo emessi dai governi locali (e dalle autorità giudiziarie in particolare) in tutta la Cina hanno collegato la repressione contro coloro che praticano il Falun Gong alla salvaguardia della “sicurezza nazionale”, della “sicurezza politica”, della “sicurezza nazionale”.
Quelli che seguono sono esempi selezionati:
- Provincia di Hebei: nell’agosto 2021, la Corte popolare della città di Chengde ha pubblicato il suo rapporto di lavoro quinquennale per il periodo 2017-2021. Il rapporto affermava di aver “aderito al concetto globale di sicurezza nazionale, mettendo al primo posto il mantenimento della sicurezza politica nazionale”, avendo anche “represso severamente l’infiltrazione e le attività distruttive del Falun Gong” e di altre religioni vietate, “con 27 casi riguardanti [religioni vietate] e condannando 59” persone. In precedenza, la Procura popolare della contea di Changli aveva sottolineato, nel suo rapporto di lavoro del 2018, di aver “represso severamente” le attività delle religioni vietate e in tal modo “salvaguardato la sicurezza politica nazionale”. Collegando esplicitamente queste mosse agli obiettivi e alle direttive del partito centrale, affermava che:
In conformità con la giurisdizione designata dai superiori, la Procura ha intrapreso la revisione e il perseguimento dei casi nella città [coinvolgenti] il Falun Gong… Durante tutto l’anno, sono stati accettati un totale di 26 casi che coinvolgono 39 persone, mentre 24 casi che coinvolgono 35 persone sono stati portati in giudizio. Questo tipo di caso è complesso e delicato. La Procura ha esplorato attivamente e si è adoperata per integrare fortemente le politiche e le leggi nazionali. Attraverso il controllo, il perseguimento e l’accusa dei crimini, abbiamo represso con decisione i crimini che mettevano in pericolo la sicurezza nazionale, in particolare la sicurezza del regime, rafforzato il controllo delle posizioni ideologiche e incarnato efficacemente la volontà nazionale di combattere questo tipo di crimine.
Vale la pena notare che le revisioni dei verdetti nei casi che coinvolgono il Falun Gong indicano che i cosiddetti “crimini” coinvolgono tipicamente lo studio di testi spirituali o la condivisione di informazioni che denunciano abusi dei diritti, o espongono la propaganda del PCC, piuttosto che impegnarsi in quello che sarebbe considerato un comportamento violento o criminale in altri paesi.
- Provincia dello Sichuan: il rapporto del 2020 della Procura popolare della città di Dazhou ha rilevato che essa ha “represso severamente i crimini che mettono in pericolo la sicurezza politica, arrestato e perseguito rapidamente 6 persone che diffondevano dicerie politiche e provocato disordini online, nonché membri del ‘Falun Gong'” e altre religioni vietate.
- Provincia di Jiangsu: A Nanchino, il tribunale popolare del distretto di Yuhuatai ha osservato, nel suo rapporto di lavoro pubblicato nel gennaio 2022, di “aver affrontato la metà dei casi della città…” che coinvolgevano religioni vietate, “di aver punito severamente il Falun Gong e altre [religioni vietate] in 30 casi ( 49 persone)” e “ di aver mantenuto la sicurezza politica nazionale”.
- Provincia di Guangdong: La Procura popolare del distretto di Chikan, città di Zhanjiang, ha osservato nel suo rapporto di lavoro del 2022, prima di fare riferimento a tutti gli altri casi penali, di aver “implementato con determinazione il concetto globale di sicurezza nazionale” e di aver “punito severamente quattro casi” che coinvolgevano il “Falun Gong” e altre [religioni vietate]”.
Riferimenti simili sono apparsi anche nelle direttive delle autorità locali di Shanghai e Chongqing, nei rapporti di lavoro dei funzionari di Shanxi, Tianjin, Shandong e Anhui, nonché nei piani di sviluppo e attuazione nelle province di Heilongjiang e Henan, tra molti altri.
Perché è importante?
Le direttive e i rapporti emanati dai governi centrali e locali negli ultimi cinque anni sono importanti per diverse ragioni.
- Riproporre la retorica anti-Falun Gong: a livello centrale, tali riferimenti segnano una rinnovata attenzione verso il Falun Gong, considerato un obiettivo pubblico, dopo oltre un decennio di relativo silenzio da parte degli alti funzionari del PCC, anche se durante questo periodo l’apparato di sicurezza ha continuato a monitorare, detenere e torturare i praticanti del Falun Gong.
- Rafforzamento della campagna anti-Falun Gong negli apparati di sicurezza: sebbene i siti web e i rapporti di lavoro dei governi locali abbiano continuato a nominare il Falun Gong, questa rinnovata attenzione alla sicurezza politica e nazionale dimostrano quanto sia radicata la campagna contro il gruppo spirituale. In particolare nel quadro globale della sicurezza nazionale come voluta da Xi Jinping.
- All’interno del PCC, il Falun Gong non è un obiettivo secondario: la propaganda del regime contro il Falun Gong considera la persecuzione contro il gruppo nel quadro delle campagne “anti-sette”: alcuni osservatori potrebbero percepirla come marginali, nel contesto della più ampia repressione sociale del PCC. Tuttavia, dalle fonti sopra citate risulta chiaro che la campagna per sradicare il Falun Gong è vista come una componente centrale degli sforzi del PCC volti a controllare la popolazione, mantenere il potere politico e conservare la supremazia ideologica.
- L’intensificazione della retorica corrisponde a repressione nella vita quotidiana: forse la cosa più importante è che considerare il Falun Gong un obiettivo delle operazioni di sicurezza porta a una intensificazione della persecuzione nel nella vita quotidiana. Ciò ha incluso detenzioni arbitrarie su larga scala, torture e morti per abusi durante la custodia dall’inizio dell’epidemia di COVID-19, come osservato dal Falun Dafa Information Center e da altre associazioni per i diritti umani. L’escalation si è verificata quando alcuni praticanti sono emersi come informatori e cittadini giornalisti, fornendo informazioni altrimenti non disponibili sulle condizioni nelle aree isolate al pubblico nazionale e internazionale, in un momento in cui il PCC cercava disperatamente di trasmettere un’immagine positiva a livello internazionale, facendo credere che l’epidemia fosse sotto controllo. Altri fattori che contribuiscono includono la maggiore sensibilità al potenziale dissenso che circonda il 20° Congresso del Partito dell’ottobre 2022, le riunioni annuali del governo e i viaggi di Xi in diverse parti del Paese.
A cosa fare attenzione
- Nel 2024 maggiori risorse saranno destinate alla repressione contro il Falun Gong: i risultati di cui sopra rafforzano altre prove che i praticanti del Falun Gong in tutta la Cina sono un obiettivo primario della repressione del PCC. Sebbene questa persecuzione sia in corso dal 1999, i riferimenti pubblici iniziati nel 2019, che vedono la repressione del Falun Gong come una priorità rispetto agli anni precedenti, potrebbero presumibilmente portare a maggiori risorse destinate alla detenzione e alla “trasformazione” dei praticanti del Falun Gong. A contribuire a questa maggiore attenzione è l’imminente 25° anniversario dell’inizio della persecuzione e dello storico appello pacifico dei praticanti a Pechino nell’aprile 1999 che lo ha preceduto. Un documento del 2019 pubblicato da una città nella provincia dello Shanxi sottolineava l’importanza per le agenzie di sicurezza di impedire che “qualsiasi attività avesse luogo nel ventesimo anniversario dell’appello del Falun Gong del 25 aprile”. È probabile che tali direttive si ripetano prima del 25° anniversario, nel 2024.
- Espansione di questa tendenza oltre l’apparato di sicurezza: nel luglio 2023, un sito web statale ha pubblicato un articolo scritto da Li Anping, direttore esecutivo della China Anti-Cult Association, una ONG sponsorizzata dal governo con stretti legami con il PCC, che ha contribuito a guidare la campagna anti-Falun Gong e la propaganda volta a demonizzare il gruppo. Nell’articolo, Li ha chiesto l’inclusione della repressione religiosa nel “mantenimento della sicurezza politica nazionale” e il riconoscere che i gruppi religiosi banditi “rappresentano un’enorme minaccia per la sicurezza nazionale”. Esattamente come il PCC considera la situazione.
- Rinnovata attenzione dei ricercatori e degli osservatori: considerando quanto detto qui sopra il Falun Gong rimane uno degli argomenti più censurati in Cina, quindi il parlarne direttamente in pubblico da parte degli esperti cinesi all’estero può provocare ritorsioni da parte del PCC. Tra queste vi sono restrizioni sui viaggi in Cina o punizioni di parenti o conoscenti che risiedono in Cina. Tuttavia, il Falun Dafa Information Center auspica che questa inchiesta attiri rinnovata attenzione sulla crisi dei diritti umani che i praticanti del Falun Gong in Cina si trovano ad affrontare. Questa crisi è fondamentalmente intrecciata con le ampie ambizioni di sicurezza del regime. Omettere di parlare del Falun Gong, in modo deliberato o meno, quando si tratta di analizzare gli sforzi del regime per preservare la “sicurezza nazionale” o la “sicurezza politica”, non solo priva vittime innocenti della persecuzione del sostegno internazionale, ma priva gli osservatori e i politici internazionali di un importante elemento per comprendere la situazione contemporanea in Cina.
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- Ai fini di questo articolo e per evitare di ripetere etichette volte a demonizzare il Falun Gong, il Falun Dafa Information Center ha utilizzato il termine “religione vietata” al posto di “xiejiao” come appare in lingua cinese in molti dei documenti citati in questa ricerca. Spesso tradotto come “culto malvagio” a causa della manipolazione del PCC, il termine “xiejiao” è una componente fondamentale della campagna di propaganda del regime, volta a disumanizzare i praticanti del Falun Gong e a giustificare la violenza contro di loro. Studiosi di religione e altri osservatori hanno costantemente affermato che il Falun Gong non è una “setta”, mentre gruppi per i diritti umani come Freedom House e Amnesty International hanno tradotto il termine come “organizzazione eretica”. ↩︎