Un ingegnere della Florida si dichiara colpevole di aver agito in qualità di agente del PCC e aver preso di mira il Falun Gong
Un ingegnere della Florida si è dichiarato colpevole di aver agito in qualità di agente cinese. Avrebbe raccolto informazioni sui dissidenti, tra cui i praticanti del Falun Gong, e anche su aziende e organizzazioni non profit statunitensi.
Li Ping, cittadino statunitense di 59 anni nato in Cina, il 23 agosto ha ammesso di aver cospirato ed agito in qualità di agente cinese, almeno dal 2012. Si è mosso come contatto cooperativo, sotto la direzione di funzionari del Ministero della sicurezza di Stato della RPC (MSS). Il fine era di ottenere informazioni di interesse per il governo cinese.
L’MSS gestisce l’intelligence civile e spesso impiega “contatti cooperativi” in altri paesi. L’obiettivo è raccogliere informazioni su società straniere, politici, ufficiali dell’intelligence e dissidenti politici cinesi all’estero. Questi contatti assistono questo Ministero conducendo ricerche a sostegno dei suoi obiettivi di intelligence.
Li ha ottenuto e fornito un’ampia gamma di informazioni su richiesta dell’MSS. Tra di esse vi sono quelle relative ai dissidenti cinesi, ai sostenitori della democrazia, ai praticanti del Falun Gong e alle organizzazioni non governative con sede negli Stati Uniti. Li ha inoltre trasmesso all’MSS dettagli ottenuti dal suo datore di lavoro. Ha utilizzato una varietà di account anonimi online allo scopo di comunicare con l’MSS e si è recato nella RPC per incontrarne i responsabili.
Secondo quanto riportato dai documenti depositati in tribunale, uno dei primi incarichi di Li, nel 2012, è stato quello di raccogliere informazioni sulle cause legali che i praticanti del Falun Gong intendevano intentare contro i funzionari del governo cinese.
Su richiesta degli ufficiali cinesi, nell’aprile 2013, Li ha inviato informazioni pubbliche e i profili social di due autori israeliani che avevano scritto libri sul Falun Gong. Nel settembre 2014, gli hanno chiesto di nuovo di cercare informazioni sul Falun Gong. Al tal proposito, gli hanno fornito dettagli biografici su un praticante del Falun Gong di Hubei, in Cina, inclusi il suo indirizzo di casa in California, il numero di telefono e la marca e il modello della sua auto. Li ha dichiarato che l’uomo aveva protestato di fronte a un consolato cinese in California. Lo stesso giorno ha risposto con informazioni su un individuo che riteneva fosse ricercato dagli agenti.
Sherwood Liu, un praticante del Falun Gong di San Pietroburgo, ha denunciato di aver subito molestie da parte di cinesi negli Stati Uniti. Questo è avvenuto dopo che un funzionario della sicurezza cinese lo aveva fotografato mentre praticava gli esercizi del Falun Gong in un parco della Florida.
Tra il 2015 e il 2022, Li, dipendente di compagnie di telecomunicazioni e IT statunitensi, ha fornito informazioni sensibili a un agente dell’MSS. Tra di esse erano compresi dettagli sulle operazioni dei suoi datori di lavoro in Cina, piani di formazione sulla sicurezza informatica e notizie relative a eventi di hacking, che avevano come obiettivo aziende statunitensi. Li ha anche aiutato gli agenti a raccogliere informazioni personali su un individuo cinese fuggito negli Stati Uniti. In ogni caso, Li ha prontamente ottemperato alle richieste degli agenti dell’MSS, spesso entro pochi giorni o addirittura nell’arco della stessa giornata. Ha persino caricato i materiali su un account online condiviso, indicando agli ufficiali di eliminarli dopo averli utilizzati.
Il responsabile dell’MSS si è sforzato, inoltre, di nascondere le loro comunicazioni alle forze dell’ordine statunitensi. Ha regolarmente cancellato le e-mail e i materiali forniti da Li e creando diversi account falsi. Li, che non aveva un numero di telefono cinese, ha chiesto agli agenti di aiutarlo a creare un account condiviso sulla piattaforma di social network cinese “Sina”. Questa veniva usavata per trasmettere i documenti. Nel 2015, gli ufficiali avevano chiesto a Li informazioni sulle nuove filiali cinesi della ditta per cui lavorava, Verizon, al fine di capire se “l’azienda fosse impegnata nella raccolta di dati in Cina”.
Alla domanda di The Epoch Times se si fosse pentito o meno delle sue azioni, Li ha risposto “no”.
Li rischia fino a cinque anni di carcere e una multa massima di 250.000 dollari, oltre a tre anni di libertà vigilata. Secondo l’accordo di patteggiamento, gli verrà anche chiesto di risarcire le vittime dei reati.
L’udienza per la sentenza è prevista in un tempo che va da 70 a 90 giorni. Il caso è l’ultimo di una serie di procedimenti giudiziari che evidenziano la portata a lungo raggio di Pechino contro i suoi obiettivi di interesse, come il Falun Gong. Negli ultimi 25 anni, il regime ha tentato di sradicare il Falun Gong dalla Cina e da altre parti del mondo. Per fare ciò è ricorso alla tortura, alla propaganda, alla detenzione e al prelievo forzato di organi.