L’orribile eredità dell’ex dittatore cinese Jiang Zemin

È morta la mente degli arresti di massa, delle torture e delle uccisioni in Cina

Di Levi Browde, Direttore esecutivo del Falun Dafa Information Center| 30 novembre 2022

Qual’è l’eredità di un uomo che ha ordinato il genocidio di 70-100 milioni di persone? Per il bene delle vittime e dei posteri che un giorno ripenseranno a questa tragica epoca e, si spera, ne trarranno insegnamento, non dobbiamo usare mezzi termini. Dobbiamo essere chiari. Jiang Zemin appartiene ai peggiori tiranni della storia. La feccia dell’umanità che ha causato sofferenze incommensurabili ai suoi connazionali.

Per centinaia di milioni di cinesi, Jiang sarà ricordato soprattutto come l’architetto del più sistematico, letale e prolungato attacco ai cittadini cinesi degli ultimi decenni: la persecuzione del Falun Gong.

Con la scomparsa di Jiang, le sue vittime e molti cinesi con un senso di giustizia tireranno un sospiro di sollievo. Anche se i suoi collaboratori potranno continuare le atrocità, almeno Jiang non sarà più in grado di nuocere loro. Ci sarà una figura del male in meno nel mondo.

La vendetta paranoica di Jiang

Il Falun Gong, disciplina spirituale e di esercizi  della tradizione buddista, ha guadagnato rapidamente popolarità in Cina dopo essere stato insegnato pubblicamente nel 1992. Ha attirato gli appassionati di “qigong” e coloro che sono stati colpiti dalla sua filosofia morale basata sulle virtù di verità compassione e tolleranza. In effetti, il Falun Gong ha goduto di un notevole sostegno ufficiale da parte di funzionari governativi dalla mentalità aperta, che lo consideravano un modo per migliorare la salute pubblica e i valori morali.

All’inizio del 1999, secondo le stime della Commissione statale cinese per lo sport, il numero di aderenti al Falun Gong raggiungeva i 70 milioni, superando il totale dei membri del Partito Comunista Cinese (PCC). La televisione di Stato affermò che i praticanti erano più di 100 milioni.

Anche se il Falun Gong non sposa alcuna ideologia o aspirazione politica, Jiang Zemin vide il Falun Gong come una minaccia per il PCC, a causa della sua popolarità, dell’indipendenza dallo Stato e della filosofia spirituale tradizionale.

Così, nella primavera del 1999, Jiang ordinò individualmente che il Falun Gong doveva essere “sradicato”. Il 20 luglio 1999 ha dato inizio a una campagna di propaganda, roghi di libri, imprigionamenti di massa e “trasformazione” coercitiva dei praticanti del Falun Gong in stile Rivoluzione culturale.

Jiang portà avanti la campagna in maniera molto personale, quasi fino all’ossessione.

Secondo un articolo del Washington Post del 9 novembre 1999, “è stato Jiang a ordinare che il Falun Gong fosse etichettato come “setta”, e successivamente a chiedere che fosse approvata una legge che vietasse i culti”.

La mossa, come la campagna stessa, è stata autoreferenziale. Secondo lo stesso articolo del Washington Post, “la repressione è stata intrapresa per dimostrare e solidificare il potere della leadership cinese… Fonti del Partito Comunista hanno detto che il comitato permanente del Politburo non ha approvato all’unanimità la repressione e che il presidente Jiang Zemin ha deciso da solo che il Falun Gong dovesse essere eliminato”. Citando un funzionario del Partito, lo stesso articolo ha osservato che “questo è ovviamente un affare molto personale per Jiang”.

Nel 2001, l’analista senior della CNN Willy Lam ha scritto che gli alti funzionari avevano criticato la repressione di Jiang come un modo “per promuovere la fedeltà a se stesso”.

Nel 2002, avrebbe emesso l’ordine di “sparare per uccidere” le persone che praticano il Falun Gong, dopo che cinque praticanti avevano interrotto le trasmissioni televisive a Changchun per trasmettere immagini della loro disciplina praticata liberamente in tutto il mondo. Un documentario d’animazione basato su questo incidente, “Eternal Spring“, è stato selezionato quest’anno come candidato canadese agli Oscar 2023 per il Miglior film internazionale.

La decimazione di milioni di vite

Le conseguenze della fatidica decisione di Jiang nel 1999 sono state devastanti. Milioni di innocenti praticanti del Falun Gong sono stati rapiti dalle loro case o dalla strada e poi imprigionati illegalmente in prigioni e gulag, alcuni per oltre un decennio.

Sotto la guida di Jiang, il PCC ha sancito l’uso sistematico della violenza e della tortura contro gli aderenti al Falun Gong, per costringerli a rinnegare la propria pratica. Secondo un articolo del Washington Post del 2001, “il governo [cinese] per la prima volta quest’anno ha sancito l’uso sistematico della violenza contro il gruppo [Falun Gong], ha istituito una rete di programmi di lavaggio del cervello e ha intrapreso uno sforzo minuzioso per eliminare i seguaci quartiere per quartiere e posto di lavoro per posto di lavoro”. I manganelli elettrici, gli abusi sessuali e le iniezioni di psicofarmaci sono diventati routine, lasciando un numero incalcolabile di persone permanentemente sfregiate, disabili o malate di mente.

Nel 2006, il relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura Manfred Nowak ha riferito che i praticanti del Falun Gong erano vittime del 66% di tutti i casi di presunta tortura nei campi di detenzione cinesi. Un rapporto del New York Times del 2013 sul campo di lavoro forzato di Masanjia afferma che: “Tutti concordavano sul fatto che i peggiori abusi erano rivolti ai membri del Falun Gong che si rifiutavano di rinunciare alla loro fede”.

In un rapporto del 2017, Freedom House ha rilevato che “i praticanti del Falun Gong in tutta la Cina sono sottoposti a stretta sorveglianza, detenzione irregolare, carcerazione e tortura e sono ad alto rischio di condanne in via extragiudiziale”. L’organizzazione ha verificato in modo indipendente 933 casi di praticanti del Falun Gong condannati a pene detentive anche fino a 12 anni tra gennaio 2013 e giugno 2016.

Le torture e gli abusi perpetrati dalle forze di polizia cinesi hanno portato a oltre 4.800 morti accertate di praticanti del Falun Gong, anche se si ritiene che il numero reale sia molto più alto, a causa del rischio e delle difficoltà di confermare questi casi e di inviarli all’estero.

Tuttavia, il peggior crimine di Jiang è l’uccisione di massa, autorizzata dallo Stato, dei praticanti del Falun Gong, in modo che i loro organi vitali potessero essere estratti e venduti per il trapianto di organi. Secondo un rapporto della Reuters del 2019, Hamid Sabi, consulente del Tribunale per la Cina, ha presentato al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite la testimonianza che il prelievo forzato di organi è stato commesso “per anni in tutta la Cina su vasta scala… e continua ancora oggi”. Ha affermato che il prelievo ha coinvolto “centinaia di migliaia di vittime”, principalmente praticanti del Falun Gong. In una dichiarazione del 2021, gli esperti delle Nazioni Unite hanno ritenuto credibile l’accusa e ne sono rimasti estremamente sconcertati.

Secondo il seguente video pubblicato da End Transplant Abuse in China (ETAC), l’ex Ministro della Sanità dell’UCP Bai Shuzhong, in una telefonata esaminata dalla scientifica, ha dichiarato che Jiang Zemin ha ordinato in prima persona l’uccisione dei praticanti del Falun Gong per i loro organi.

Implicazioni a lungo termine

Nel corso dell’esecuzione della campagna contro il Falun Gong, Jiang e la classe dirigente del PCC hanno sviluppato e perfezionato una serie di meccanismi repressivi. Dal 1999, il PCC ha ampliato la rete dei centri di detenzione e dei carceri abusivi, ha ricompensato i torturatori con promozioni e bonus e ha creato una forza di sicurezza extragiudiziale chiamata Ufficio 610, che opera come una Gestapo per il Falun Gong. Ha affinato le sue capacità di disinformazione e propaganda, ha neutralizzato il sistema giudiziario e ha creato il sistema di censura e sorveglianza di Internet più esteso al mondo. Sebbene originariamente progettati per colpire il Falun Gong, questi strumenti vengono ora utilizzati contro gli uiguri e altri cittadini cinesi.

In risposta al ruolo di Jiang nell’orchestrare il tentativo di sradicamento del Falun Gong, egli è stato oggetto di decine di azioni legali internazionali e di oltre 200.000 denunce giudiziarie presentate dalle vittime in Cina.

La morte di Jiang Zemin non riporterà in vita le centinaia di migliaia di praticanti del Falun Gong che potrebbero essere morte negli ultimi 23 anni a causa delle sue azioni. Né riparerà i milioni di famiglie che sono state lacerate. Né diminuirà la ferocia con cui i praticanti del Falun Gong in tutta la Cina continuano a essere imprigionati e torturati ancora oggi.

Ma per le persone che praticano il Falun Gong in tutto il mondo, porta con sé la speranza che si apra una nuova opportunità per le persone in Cina di poter seguire la propria coscienza e fermare le uccisioni.

__________________________________

Questo articolo è stato pubblicato anche su Epoch Times il 30 novembre 2022.

Share