Aprile e maggio 2024: 24 praticanti del Falun Gong deceduti a causa della persecuzione
Nei mesi di aprile e maggio è stata segnalata la morte di 24 praticanti a causa delle persecuzioni subite per la loro fede nel Falun Gong.
I nuovi decessi confermati ne includono uno nel 2003, uno nel 2015, uno nel 2019, uno nel 2020, uno nel 2021, quattro l’anno scorso e 15 tra i mesi di gennaio e maggio di quest’anno. A causa della rigida censura sulle informazioni da parte del regime comunista, le persecuzioni non possono essere sempre riportate tempestivamente e il numero reale dei praticanti deceduti è probabilmente molto più alto.
I 24 praticanti deceduti, di cui 20 donne, provengono da 13 province e municipalità. La provincia del Liaoning ha registrato cinque decessi, seguita da quattro nell’Hebei, tre nell’Heilongjiang e due ciascuna nella provincia dell’Hubei e nella capitale, Pechino. Le altre otto regioni, tra cui l’Henan, lo Jiangxi, la Mongolia Interna, lo Shaanxi, il Sichuan, la municipalità di Chongqing, lo Jiangxi e lo Yunnan ne hanno registrato uno ciascuno.
Al momento del decesso i praticanti avevano un’età compresa tra i 50 e i 91 anni, a eccezione di uno di cui non si hanno informazioni al riguardo. Due erano cinquantenni, sette sessantenni, nove settantenni, quattro ottantenni e una novantenne. Le persone provenivano da tutti i ceti sociali, tra cui il proprietario di un minimarket, un’ostetrica, il direttore di una società immobiliare e diversi impiegati statali.
Prima di morire tutti i praticanti hanno dovuto affrontare continue vessazioni per aver sostenuto la loro fede. Diciannove di loro hanno scontato periodi detentivi nei campi di lavoro o in prigione e due erano detenuti in centri per il lavaggio del cervello. Durante la detenzione, sono stati sottoposti a varie forme di tortura, tra cui le percosse, l’alimentazione forzata e la somministrazione involontaria di farmaci.
Una donna della provincia dell’Hubei si è ammalata gravemente mentre stava scontando una pena di un anno. Un mese dopo essere stata rilasciata lo scorso mese di febbraio, è deceduta. Un’altra donna, della provincia dell’Hebei, ha avuto un crollo mentale ed è diventata incapace di intendere e di volere dopo essere stata sottoposta a un’iniezione tossica. Il marito non ha retto alla pressione della persecuzione e ha divorziato. Intorno al mese di ottobre 2020 la donna è deceduta all’età di 50 anni.
Un uomo della provincia dell’Hubei si è recato a Pechino per fare appello in favore del Falun Gong ed è stato picchiato dalla polizia. Come risultato ha avuto un’emorragia intracranica. Per i suoi continui sforzi di sensibilizzazione sulla persecuzione, è stato condannato a due anni lavori forzati e a quattro anni di prigione. Quando ha raggiunto l’età della pensione, le autorità gli hanno sospeso i benefici pensionistici e ha dovuto fare lavori saltuari per mantenersi. Il disagio mentale e la persecuzione finanziaria hanno avuto forti ripercussioni sulla sua salute e, lo scorso mese di aprile, è deceduto all’età di 70 anni.
Un altro praticante, di 66 anni della provincia dell’Heilongjiang, dopo aver scontato 14 anni di prigione era emaciato, incapace di parlare in modo coerente e paralizzato a entrambe le gambe. Aveva anche poca memoria e soffriva di problemi alla prostata. Negli ultimi anni ha avuto bisogno di un sondino per l’alimentazione nasale. Lo scorso 27 gennaio, due settimane prima del Capodanno cinese, è deceduto in un centro per anziani. La sua morte è avvenuta sei anni dopo quella della moglie, anch’essa affetta da gravi condizioni fisiche a causa della persecuzione.
Di seguito sono riportati alcuni casi di morte segnalati nei mesi di aprile e maggio 2024. L’elenco di tutti i 24 casi può essere scaricato qui (PDF).
Deceduta poco dopo essere stata rilasciata
Lo scorso 14 marzo, un mese dopo essere stata rilasciata in condizioni critiche in seguito a un anno trascorso in prigione, Chen Xuzhen, della città di Danjiangkou nella provincia dell’Hubei, è deceduta.
Chen era stata arrestata il 2 marzo dell’anno scorso, mentre stava studiando gli insegnamenti del Falun Gong con altre persone. La donna è stata condannata a un anno e multata di 2.000 yuan (circa 260 euro). Ammalatasi gravemente, lo scorso mese di febbraio è stata rilasciata dal centro di detenzione e, un mese dopo, è deceduta.
La morte di Chen ha coronato anni di persecuzione per aver sostenuto la sua fede nel Falun Gong. In precedenza è stata arrestata diverse volte e ha subito continue vessazioni.
Dopo il suo arresto, avvenuto all’inizio del 2000 per aver praticato gli esercizi del Falun Gong in una stazione ferroviaria, il marito ha faticato a prendersi cura del figlio, all’ultimo anno di scuola superiore, e della figlia che frequentava la terza elementare. Chen non aveva un lavoro a tempo pieno e il marito è stato licenziato,così, per sbarcare il lunario, i coniugi gestivano un piccolo deposito di carbone. Il comitato di strada locale ha minacciato di chiudere la loro attività se il marito di Chen non le avesse impedito di uscire nuovamente per fare appello in favore del Falun Gong.
Dopo che Chen è stata rilasciata, la polizia ha continuato a molestarla e, di tanto in tanto, ha fatto irruzione nel suo appartamento. Sono anche state organizzate delle persone per sorvegliare, ogni giorno, la sua attività e quella della sua famiglia. I suoi figli erano così terrorizzati, che facevano fatica a concentrarsi nei compiti scolastici.
Fonte: Hubei: Praticante rilasciata in condizioni critiche, muore un mese dopo
Decessi dopo lunghi periodi di detenzione
Lo scorso 27 gennaio, due settimane prima del Capodanno cinese, Jiang Honglu, di 66 anni della città di Mishan nella provincia dell’Heilongjiang, è deceduto in un centro per anziani. La sua morte è avvenuta sei anni dopo che sua moglie, Yuan Shuzhi, il 4 aprile 2018 era deceduta all’età di 60 anni.
Nel mese di dicembre 1999 Jiang, che lavorava presso l’amministrazione autostradale della città di Mishan, è stato sottoposto a un anno e tre mesi di lavori forzati. Nel 2002 è stato inseguito da un ufficiale al quale aveva parlato del Falun Gong, chegli ha sparato alla gamba e gli ha dato un calcio alla testa. In seguito, l’uomo è stato condannato a 14 anni di pena detentiva ed è rimasto paralizzato a entrambe le gambe, a causa delle torture subite in prigione. Non era in grado di parlare in modo coerente, aveva poca memoria e soffriva di problemi alla prostata. Negli ultimi anni ha avuto bisogno di un sondino per l’alimentazione nasale.
Anche la moglie, Yuan, è stata ripetutamente arrestata e torturata. La pressione mentale, dovuta alla persecuzione, ha avuto forti ripercussioni sulla sua salute. Dopo aver sviluppato il diabete, ha avuto un grave gonfiore agli arti inferiori, che l’ha portata all’amputazione di entrambe le gambe. Dopo l’operazione, le sue condizioni si sono ulteriormente aggravate e, il 4 aprile 2018, si è spenta poco dopo aver compiuto 60 anni.
Il loro figlio, di circa 39 anni, è rimasto traumatizzato dalle persecuzioni subite dai genitori nel corso degli anni. Si è chiuso in se stesso, rifiutandosi di socializzare, ed è rimasto quasi sempre nella sua stanza.
Colpito a una gamba, condannato a 14 anni
Il 12 febbraio 2002 Jiang stava parlando alla gente del Falun Gong, quando l’ufficiale Meng gli ha sparato alla parte inferiore della gamba sinistra, fratturandogliela. Dopo che è caduto a terra, gli agenti Meng e Du lo hanno colpito con un calcio alla testa. Jiang è svenuto e aveva gli occhi fuori dalle orbite.
Temendo potesse morire per emorragia, gli agenti hanno portato Jiang in ospedale. L’uomo è stato ammanettato a un letto ed è stato chiesto al medico di rimettergli a posto gli occhi. Non gli è stato somministrato nessun altro trattamento e non è stato permesso ai suoi familiari di fargli visita.
Gli agenti gli hanno coperto la testa con un plaid e lo hanno fatto sdraiare sopra un materasso. Dopo hanno portato il materasso con lui sopra al centro di detenzione. Mentre uscivano dal cancello dell’ospedale, qualcuno ha chiesto: “Cosa gli è successo?”. Un agente ha risposto: “Si è preso un raffreddore”.
Gli agenti Meng e Du hanno interrogato Jiang diverse volte nel centro di detenzione. Lo hanno frustato con una cintura di cuoio e gli hanno somministrato a forza olio di wasabi attraverso un sondino nasogastrico. Ci sono voluti nove mesi perché Jiang si riprendesse e fosse di nuovo in grado di prendersi cura di sé.
Il 23 ottobre 2002 l’uomo è stato processato dal Tribunale di Mishan, che lo ha condannato a 14 anni di prigione.
Torturato fino alla morte
Poiché si è rifiutato di rinunciare al Falun Gong, le guardie della prigione di Mudanjiang hanno tenuto Jiang per due settimane in cella d’isolamento. Quando l’hanno fatto uscire, l’uomo aveva difficoltà a mantenere l’equilibrio.
Il 6 giugno 2008, a causa degli abusi subiti, Jiang aveva perso la capacità di parlare. Durante una nuova campagna di persecuzione nell’ottobre 2009, quando il carcere ha ordinato a ogni reparto di trasformare almeno il 75% dei praticanti del Falun Gong incarcerati, i detenuti lo hanno privato del sonno, ma Jiang si è comunque rifiutato di rinunciare alla sua fede.
Il 1° maggio 2010 ha chiesto la libertà condizionata per motivi medici e, il 10 agosto 2010, è stato rilasciato.
Nel mese di settembre 2013 un funzionario dell’ufficio giudiziario locale ha contattato Jiang e gli ha ordinato di sottoporsi a un esame fisico. L’uomo è stato minacciato di essere ricondotto in prigione se, dopo tre notifiche, non si fosse sottoposto a una visita medica.
Il 23 settembre 2015 Jiang è stato nuovamente arrestato e, il 13 ottobre, è stato riportato nel carcere di Mudanjiang. L’11 febbraio 2016, dopo aver finito di scontare la pena, l’uomo è stato rilasciato. Era emaciato, paralizzato a entrambe le gambe e incapace di parlare in modo coerente. Aveva anche poca memoria e soffriva di un problema alla prostata.
Qualche settimana prima del 20° Congresso del Partito Comunista Cinese, tenutosi tra il 16 e il 22 ottobre 2022, le autorità hanno tentato di perseguitare lui e la moglie, senza sapere che, nel 2018, quest’ultima era già deceduta.
Negli ultimi anni di vita, si è affidato a un sondino per l’alimentazione nasale. Jiang non si è mai ripreso e, lo scorso mese di gennaio, è deceduto.
Il 26 novembre dell’anno scorso Pang You, residente a Pechino, era irriconoscibile quando è stato rilasciato, dopo aver scontato un anno e tre mesi per aver praticato il Falun Gong. Ha sofferto di perdita di proteine del siero dall’apparato digerente e di sudorazione eccessiva. Era estremamente debole e faticava a camminare.
Anche dopo il suo ritorno a casa Pang, ex direttore dell’ufficio urbanistico e dirigente di una società immobiliare, è stato continuamente monitorato dalle autorità locali. Di tanto in tanto la polizia lo ha molestato e, lo scorso mese di marzo, ha organizzato delle persone per controllarlo da vicino durante la settimana delle “Due sessioni” del Partito comunista.
Le “Due sessioni” sono le riunioni annuali del Comitato nazionale della Conferenza consultiva politica del popolo cinese (CPPCC) e del Congresso nazionale del popolo (NPC). Quest’anno il CPPCC è iniziato il 4 marzo 2024, l’NPC un giorno dopo ed entrambi si sono conclusi l’11 marzo. Il regime comunista è noto per intensificare la persecuzione dei praticanti del Falun Gong, in prossimità di date sensibili come le “Due sessioni”.
Le condizioni di Pang si sono rapidamente deteriorate e, il 9 aprile scorso, è deceduto all’età di 61 anni. La sua scomparsa ha coronato decenni di sofferenza per mano del regime comunista.
Il 27 settembre 2000, dopo essere stato arrestato, Pang è stato condannato per la prima volta a otto anni di prigione. Meno di un anno dopo essere stato rilasciato nel 2008, è stato nuovamente arrestato il 3 agosto dello stesso anno e condannato a quattro anni di prigione. La sua terza condanna deriva dall’arresto del 2 maggio 2022. Pur essendo stato rilasciato su cauzione il giorno successivo, il 28 luglio 2022 è stato nuovamente arrestato. Durante la detenzione le sue condizioni di salute sono peggiorate e due mesi dopo è stato ricoverato nell’Ospedale della polizia di Pechino. Il 3 luglio dell’anno scorso ha partecipato a un’udienza virtuale, dalla sua stanza d’ospedale, e poco dopo è stato condannato a un anno e tre mesi di prigione.
Durante la detenzione, le condizioni di salute di Pang hanno continuato a peggiorare. Ha avuto un’insufficienza cardiaca e renale, oltre a un grave edema sotto le ossa del bacino. A un certo punto tutto il suo addome si era gonfiato e soffriva anche di complicazioni diabetiche. Aveva due fori nei piedi, che trasudavano pus e aveva difficoltà a restare in posizione eretta. Quando il suo avvocato è andato a trovarlo, è stato portato via in una sedia a rotelle. Nonostante le sue condizioni, le autorità si sono rifiutate di rilasciarlo in libertà vigilata.
Disturbi mentali causati dalla persecuzione
Lo scorso 10 aprile Zhang Yueqin, di 78 anni della città di Tangshan nella provincia dell’Hebei, è deceduta, meno di quattro anni dopo aver scontato la sua seconda pena detentiva per la sua fede nel Falun Gong.
Il 19 aprile 2017 Zhang e suo marito, He Yixing, anch’egli praticante del Falun Gong, sono stati arrestati e, il 21 novembre dello stesso anno, sono stati condannati a tre anni e mezzo. Dopo che i loro appelli sono stati respinti, all’inizio di aprile 2018 Zhang è stata ammessa nella Prigione femminile della provincia dell’Hebei, nella capitale Shijiazhuang; giorni dopo He è stato ammesso nella Prigione di Jidong, nella città di Tangshan. Durante la detenzione, le autorità gli hanno trattenuto oltre 100.000 yuan (circa 12.850 euro) della sua pensione.
Mentre stava scontando la pena, Zhang ha subito abusi tali da sviluppare un disturbo mentale e il suo stato di salute è notevolmente peggiorato. Nel mese di ottobre 2020 la donna è stata rilasciata. Quando ha raccontato ai suoi familiari ciò che aveva subito, le tremavano le gambe in modo incontrollabile e aveva difficoltà a organizzare il discorso. Ha spiegato loro che le guardie hanno messo dei farmaci sconosciuti nel suo cibo. Negli anni successivi ha lottato contro il declino della sua salute mentale. Aveva anche difficoltà a mangiare e spesso vomitava, oltre ad avere la colite, con conseguente significativa perdita di peso. Lo scorso 10 aprile 2024 Zhang è deceduta.
Prima della sua ultima condanna Zhang, pensionata del macello della città di Tangshan, è stata ripetutamente arrestata e detenuta. In precedenza, nel gennaio 2009 è stata condannata a cinque anni di prigione, dov’è stata brutalmente torturata.
Iniettata con droghe tossiche e divorziata dal marito, donna dell’Hebei muore a 50 anni
A causa delle torture e della somministrazione involontaria di farmaci, in seguito a un arresto avvenuto nel marzo 2014, Zhang Xue della città di Tangshan nella provincia dell’Hebei, è diventata mentalmente disorientata, incontinente e delirante. Nel corso degli anni la sua salute è andata peggiorando e, nel mese di ottobre 2020 è deceduta. Aveva solo 50 anni.
Dopo che il regime comunista ha iniziato a perseguitare il Falun Gong nel 1999, Zhang è stata ripetutamente arrestata e detenuta. Il suo bambino si metteva a piangere ogni volta che lei veniva arrestata. Non riuscendo a sopportare la pressione, il marito ha divorziato.
L’ultimo arresto di Zhang risale al 3 febbraio 2014. Quando una settimana dopo è stata rilasciata, il 10 febbraio, aveva diverse ferite sulla fronte, causate dalle percosse elettriche, gli occhi gonfi e iniettati di sangue, le labbra gonfie e un grosso livido sulla mascella. Era incoerente e aveva un’espressione spenta sul viso. Quando qualcuno cercava di parlarle, si copriva sempre il volto e diceva: “La polizia non mi ha picchiata!”.
Una volta che Zhang era abbastanza lucida, ha raccontato alla sorella maggiore che, mentre la stavano portando a casa, gli agenti hanno cercato di farla saltare giù da un ponte, ma lei si è rifiutata di buttarsi. Ha anche rivelato che è stata tenuta ferma a terra, mentre le iniettavano un farmaco tossico.
A causa delle torture e della droga, Zhang è diventata incontinente ed è rimasta in uno stato delirante. Intorno all’ottobre 2020 è deceduta in un rifugio per senzatetto.
Persecuzioni finanziarie e molestie ripetute
Lo scorso 19 aprile Ouyang Haiwen, della città di Wuhan nella provincia dell’Hubei, è deceduto all’età di 70 anni, dopo aver subito anni di torture in prigione e devastazioni finanziarie.
Ouyang lavorava in una fabbrica di abbigliamento militare a Wuhan, ma è stato licenziato dopo l’inizio della persecuzione, per aver rifiutato di rinunciare al Falun Gong.
Il 30 giugno 2000 Ouyang si è recato a Pechino per appellarsi al diritto di praticare il Falun Gong. Gli agenti hanno indossato dei guantoni da boxe e lo hanno colpito alla testa, provocandogli un’emorragia interna che gli ha fatto perdere conoscenza. L’uomo è rimasto in coma per una settimana e il medico ha emesso due avvisi di condizioni critiche. Non volendo assumersi la responsabilità per le sue condizioni, la polizia di Pechino ha ordinato alla moglie e alle loro controparti di Wuhan di riportarlo in manette nel capoluogo provinciale. Al ritorno a casa ha ricominciato a praticare il Falun Gong e si è presto ripreso.
Ouyang è stato arrestato altre volte, tra il 2001 e il 2004. Gli sono stati inflitti due periodi di un anno nel Campo di lavoro forzato di Hewan ed è stato tenuto in centri per il lavaggio del cervello.
Il successivo arresto di Ouyang è avvenuto il 10 gennaio 2011, per aver pubblicato messaggi sulla persecuzione in un’area pubblica. L’uomo è stato torturato nel locale centro di detenzione e gli sono state negate le visite dei familiari. Il 31 maggio 2011 è stato processato in segreto dal tribunale. Ouyang, che si è presentato davanti al giudice con una bombola di ossigeno e una flebo, ha testimoniato in propria difesa, sostenendo di non aver violato alcuna legge praticando il Falun Gong o parlando della persecuzione. Verso la metà di metà giugno dello stesso anno è stato condannato a quattro anni di prigione.
Dopo essere stato trasferito nel carcere di Fanjiatai all’inizio del 2012, le guardie e i detenuti lo hanno picchiato, costretto a restare in piedi per lunghe ore senza potersi muovere e gli è stato proibito di acquistare beni di prima necessità, perché si era rifiutato di rinunciare al Falun Gong. L’11 gennaio 2015 l’uomo è stato rilasciato.
A partire dal mese di settembre 2020 l’Istituto della previdenza sociale ha sospeso la sua pensione mensile di 2.800 yuan (circa 360 euro) e gli ha ordinato di restituire altri 130.000 yuan (circa 16.700 euro) prima di ripristinare il pagamento. Per mantenersi e nonostante le sue cattive condizioni di salute, Ouyang ha dovuto svolgere lavori saltuari. Lo scorso 19 aprile ha avuto un’emorragia interna ed è deceduto in una casa di cura.
Liaoning: Donna muore dopo aver scontato tre anni e mezzo di prigione e aver subito continue molestie
Zhou Huimin, della città di Dalian nella provincia del Liaoning, ha dovuto affrontare continue vessazioni dopo essere sopravvissuta a malapena a una condanna di tre anni e mezzo per la sua fede nel Falun Gong. Nel corso degli anni la sua salute ha continuato a peggiorare e l’8 maggio scorso è deceduta all’età di 62 anni.
Dopo che il Partito Comunista Cinese ha iniziato a perseguitare il Falun Gong nel 1999, Zhou Huimin, proprietaria di un negozio di ceramiche, è stata ripetutamente arrestata e molestata per aver sostenuto la sua fede. Di seguito riportiamo un riepilogo delle sue persecuzioni, subite nel corso degli anni.
Detenzione nel 2008
Il 23 settembre 2008 Zhou è stata arrestata nel suo negozio, per aver parlato alla gente della persecuzione del Falun Gong. Anche sua figlia e un commesso sono stati arrestati. La donna è stata trattenuta nel Centro di detenzione di Yaojia per un periodo di tempo imprecisato.
Detenzione nel 2011
Il 19 luglio 2011 Zhou era in visita a un’amica quando sette agenti in borghese hanno fatto irruzione nell’appartamento. Senza mostrare i loro documenti, le hanno ordinato di esibire la sua carta d’identità, ma lei si è rifiutata. Gli agenti hanno perquisito l’abitazione dell’amica, quindi hanno ammanettato Zhou e l’hanno trascinata fino alla loro autovettura.
Quando Zhou ha chiesto il motivo dell’arresto, un agente le ha mostrato il suo documento di identità, ma ha coperto il nome. “Se siete agenti di polizia, perché non indossate le vostre uniformi e non mi dite i vostri nomi? Cosa state nascondendo?”. Hanno risposto che loro potevano fare quello che volevano.
Arrivati alla stazione di polizia Zhou si è rifiutata di scendere dall’auto e ha gridato: “La Falun Dafa è buona!”. La donna è stata afferrata per il collo dagli agenti, che le hanno coperto la bocca e l’hanno trascinata fino al piano superiore.
Zhou ha raccontato all’ufficiale, che è andato a interrogarla, come la sua salute e il suo carattere fossero migliorati dopo aver iniziato a praticare il Falun Gong. Un altro ufficiale ha preso una foto del fondatore del Falun Gong e le ha ordinato di calpestarla, ma lei ha fermamente rifiutato. Si è rifiutata di collaborare anche quando hanno cercato di scattarle una foto e di prelevarle le impronte digitali. Gli agenti l’hanno afferrata per i capelli e le hanno stretto le dita.
Intorno alle 17:00 Zhou è stata trascinata nell’auto della polizia, che si è diretta verso il Centro di detenzione della città di Dalian. Quando ha cercato di prendere il documento del suo caso da un agente, un altro agente l’ha colpita alla testa e l’ha schiaffeggiata con una scarpa.
Zhou ha avuto un senso di vertigine quando è stata sottoposta all’esame fisico richiesto nel centro di detenzione. La polizia ha ammesso che era perché era stata picchiata. Un agente ha aggiunto: “Non solanto ti picchierò, ma sarò il tuo tormento”.
Zhou è stata detenuta per un mese, ma quando è stata rilasciata i segni violacei delle manette erano ancora ben visibili.
Condannata a 3 anni e mezzo dopo un arresto nel 2013
Il 18 luglio 2013 stava accudendo la nipotina appena nata a casa, quando la polizia ha fatto irruzione e l’ha arrestata. Le è stato chiesto se praticava ancora il Falun Gong. Zhou ha cercato di chiarire i fatti agli agenti, ma loro si sono rifiutati di ascoltare e l’hanno portata via. In seguito la donna è stata condannata a tre anni e mezzo di pena detentiva e, il 1° aprile 2014, è stata ammessa nella Prigione femminile della provincia del Liaoning.
In prigione Zhou è stata torturata e costretta a lavorare senza retribuzione, di conseguenza ha sviluppato molti disturbi, tra cui battito cardiaco irregolare, ipertensione e diabete.
Continue molestie dopo essere stata rilasciata
Il 18 e il 20 aprile 2017, solo pochi mesi dopo essere stata rilasciata, la polizia ha molestato Zhou e la sua famiglia per due volte al telefono. Il 21 aprile dello stesso anno la donna è stata molestata a casa per la terza volta e le hanno tagliato il cavo Internet.
La polizia ha anche rintracciato più volte i suoi familiari e ha ordinato loro di firmare dichiarazioni di rinuncia al Falun Gong a suo nome. Non è chiaro se abbiano o meno ottemperato.
A causa delle continue vessazioni, nel corso degli anni la salute di Zhou si è ulteriormente deteriorata e, la sera dell’8 maggio scorso, è deceduta.
Tratto da una articolo su it.minghui.org